Max Gazzè, come nasce il nuovo album «La matematica dei rami»

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Il nuovo album di Max Gazzé «La matematica dei rami», in uscita il 9 aprile, con dentro il brano sanremese Il farmacista, è stato registrato live, con la band in studio. Una scelta volutamente controcorrente. «Solo strumenti e suoni veri, nessun campionamento, nessun autotune per la voce. Oggi che tutti usano le stesse tecnologie, gli stessi software, la musica è diventata irrimediabilmente piatta, inascoltabile. Ma la natura rimetterà le cose a posto. L’essere umano ha un anima che percepisce il mondo in modo diverso da come la nostra mente lo interpreta. Misuriamo, ingabbiamo la realtà in sistemi euclidei di linee rette perché ci rassicura, mentre dovremmo accettare i nostri limiti: non solo non possiamo spiegare tutto, ma è l’asimmetria della natura ciò cui l’uomo risponde meglio. Lo stesso vale per la musica. Sono le piccole stonature, uno strumento un po’ scordato a dare vita alle performance. I Beatles sono imperfetti, fuori tempo, eppure hanno fatto la storia del rock. Sono un tecnico del suono oltre che un musicista e, in questo momento, sono convinto che l’analogico sia la scelta tecnologicamente più avanzata».


Ora che è passato il Festival di Sanremo, Max Gazzè può dedicarsi alla promozione del suo nuovo album e alle sue passioni: «Per tanti anni ho vissuto una vita parallela: ero pilota di macchine da corsa e musicista e, nel 2006, sono stato collaudatore di Renault Formula 1. La pittura è un'altra passione che ho coltivato, abbandonato e ripreso tante volte. E la fotografia subacquea. Ho esplorato i fondali di Madagascar, Indonesia, Filippine. Le passioni vanno indossate, vissute a fondo. Non mi basta giocare a tennis, devo capire com’è fatta la racchetta, saper scegliere la tensione delle corde».

Max Gazzè
Max GazzèMax GazzèLUISA CARCAVALE

Nell’intervista a Enrica Brocardo racconta i suoi inizi: «Fino ai primi Anni 90 ho vissuto fuori dall’Italia. Prima in Belgio, poi in Inghilterra e in Francia. Mio padre lavorava alla Comunità europea, ha svolto diversi incarichi, a un certo punto era relatore delle riunioni della commissione trilaterale, un ruolo piuttosto delicato. Io ho studiato alla scuola europea con i figli degli altri diplomatici, c'erano tutti i presupposti perché seguissi le sue orme, ma sono fuggito al mio destino. Posso dire per fortuna. Anche perché l’idea dell’Europa dei popoli con la quale sono cresciuto è stata completamente tradita». E le sue prime esperienze musicali? «Ho avuto la fortuna di suonare con tanti artisti internazionali anche molto importanti: la band di Miriam Makeba, diversi musicisti della Real World Records di Peter Gabriel. Nei locali di Bruxelles, dopo il concerto della serata, c’erano le jam session, si saliva sul palco e si improvvisava insieme. Mi ha permesso di imparare tanto. Mi ha contaminato in senso positivo». Da musicista, chiede ancora GQ, che consigli dà a suo figlio Samuele, rapper, in arte Sam Blu? «Gli dico di fare le cose al meglio, senza fretta, perché la differenza sta nei dettagli. Vuoi uscire con un disco? Benissimo, ma devi esserne davvero convinto. Non importa che tu sia un vincente per forza, ma è fondamentale che tu sia soddisfatto dei risultati ottenuti. Stai surfando quando sei sulla cresta dell’onda, ma anche quando spingi la tavoletta al largo. Vivi serenamente gli alti e i bassi».

Nella foto in alto: Max Gazzè indossa camicia e pantaloni Prada, scarpe Sandro Paris (foto Luisa Carcavale)

Leggi l'intervista di Enrica Brocardo a Max Gazzè su GQ di marzo

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