Fukushima: primo via libera delle autorità giapponesi al rilascio delle acque della centrale nucleare nell’oceano

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È arrivato il primo via libera da parte dell’Autorità di regolamentazione del nucleare del Giappone (NRA) al rilascio delle acque della centrale di Fukushima-Daichi nell’Oceano Pacifico. Per l’ente giapponese il piano proposto dalla Tokyo Electric Power (Tepco), società che gestisce l’impianto danneggiato dal violento terremoto e dal conseguente tsunami del 2011, non presenterebbe problemi di sicurezza.


Per la decisione ufficiale, però, bisognerà attendere circa un mese, periodo in cui il programma sarà sottoposto ad una revisione pubblica. Tuttavia, l’ipotesi che l’operazione venga bloccata è molto remota. L’approvazione da parte del NRA è arrivata proprio mentre il direttore generale dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) Rafael Grossi si trovava in Giappone per valutare il piano. Grossi ha ribadito al ministro dell’Economia giapponese Koichi Hagiuda che il programma della Tepco è in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare e che lo sversamento delle acque usate per raffreddare la centrale di Fukushima non rappresenta un pericolo per la salute pubblica.

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Quando inizierà lo sversamento delle acque della centrale di Fukushima nell’Oceano Pacifico

Ma cosa prevede esattamente il piano della Tepco e quando inizierà l’operazione? Il rilascio delle acque della centrale dovrebbe iniziare nella primavera del 2023. L’acqua contaminata dalle radiazioni è stata filtrata attraverso un avanzato sistema di trattamento dei liquidi. Tuttavia, il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno, non può essere eliminato. Secondo il governo giapponese e l’operatore della centrale di Fukushima, il trizio non sarebbe pericoloso per la salute umana, se presente in basse concentrazioni. E sulla sicurezza (sia per l’uomo che per la fauna marina) sembrano concordare anche gli scienziati.

Tuttavia, per smaltire correttamente 1,25 milioni di tonnellate di acqua (usate per raffreddare i reattori danneggiati dall’incidente), appositamente trattata e stoccata in migliaia di cisterne nell’impianto, sarà necessario costruire un tunnel sottomarino.

Contro il piano si sono mobilitati i Paesi vicini, in particolare la Corea del Sud e la Cina che avevano chiesto al governo giapponese di ripensarci. Diversi i gruppi ambientalisti, tra cui Greenpeace, hanno tentato di fermare l’operazione, proponendo soluzioni alternative. Ma le proteste non hanno portato a nulla.

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Fonte: TEPCO/Reuters

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