Coronavirus, allarme Caritas: “A Trieste ancora persone in strada al freddo”

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A Trieste nella zona del Silos e del Porto Vecchio ci sono diversi senzatetto senza un rifugio, nè di notte nè di giorno Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print


TRIESTE – “La Chiesa di Trieste, considerata l’attuale emergenza derivante dalla pandemia da coronavirus e visto il perdurare della difficile situazione meteorologica con previsioni avverse anche per i prossimi giorni, esprime la più viva preoccupazione per la situazione venutasi a creare nella zona del Silos e del Porto Vecchio, dove diverse persone sono presenti senza un dignitoso rifugio, disponibile giorno e notte“. È la nota del direttore della Caritas diocesana di Trieste, Alessandro Amodeo, che, offrendo collaborazione, chiede alle autorità territoriali “di attivarsi al fine di trovare soluzioni concrete al fine di fronteggiare questa che, di ora in ora, si presenta come un’emergenza nell’emergenza”.

La Caritas diocesana, conclude la nota di Amodeo, “auspica che da parte di tutte le istituzioni interessate si mantenga fisso l’impegno a dare pronta soddisfazione alle necessità – riparo al coperto, servizi e cibo – che sono primarie per la persona umana, in conformità alle nobili tradizioni di Trieste, una città tenace, buona e accogliente”.

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La situazione tuttavia si trascina quasi immutata dall’inizio dell’epidemia, nonostante le disposizioni che limitano la permanenza all’esterno della popolazione. Pochi giorni fa infatti il Comune ha fatto sgomberare dal parco di piazza della Libertà le persone, soprattutto migranti fuori dal sistema di accoglienza e senzatetto, “spostati” all’entrata del Porto Vecchio. Un numero che varia giornalmente da 30 fino a 100 persone, spiegano dall’associazione Linea d’Ombra, che da mesi offre piccole cure sanitarie ai migranti arrivati dalla rotta balcanica.

I volontari di Linea d’Ombra e alcuni del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) sono ora gli unici sul campo ad occuparsi di queste persone lasciate senza pasto ed esposte al freddo durante il giorno, mentre le forze dell’ordine controllano unicamente che si rispetti la distanza di sicurezza. La situazione è però resa più grave dall’improvviso calo della temperatura accompagnato dal forte vento di bora, un vero colpo di coda invernale.

Proprio in vista dell’allerta meteo, nei giorni scorsi l’associazione, aiutata dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, è riuscita ad attivare una raccolta di vestiario caldo cui hanno risposto numerosi triestini. Rimane ora il problema dei pasti durante il giorno, essendo chiusi per coronavirus i servizi mensa e i centri diurni, sottolineano i volontari, e della sistemazione notturna per una decina di persone, costrette a dormire all’addiaccio poiché i dormitori di Caritas, Ics e Comunità di San Martino al Campo sono al completo.

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