Al via su Rai 1 “Il metodo Fenoglio” con Alessio Boni

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Tempo di Lettura: 3 minuti ROMA (ITALPRESS) – “Un carabiniere atipico che detesta la violenza e ama la musica classica, che non vorrebbe la pistola e vorrebbe ammanettare i colpevoli senza manette ma con la psiche”: nella definizione di Alessio Boni, che lo interpreta, è il maresciallo Pietro Fenoglio, nato dalla penna di Gianrico Carofiglio e diventato ora protagonista della […]

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ROMA (ITALPRESS) – “Un carabiniere atipico che detesta la violenza e ama la musica classica, che non vorrebbe la pistola e vorrebbe ammanettare i colpevoli senza manette ma con la psiche”: nella definizione di Alessio Boni, che lo interpreta, è il maresciallo Pietro Fenoglio, nato dalla penna di Gianrico Carofiglio e diventato ora protagonista della serie tv “Il metodo Fenoglio” che Rai1 propone dal 27 novembre in prima serata.
Tratta dalla trilogia di Carofiglio “Il Maresciallo Fenoglio” (pubblicato da Giulio Einaudi editore), la serie racconta una storia con la “s” minuscola, quella appunto di un carabiniere pimontese trapiantato a Bari, in una Storia con la “S” maiuscola, quella del nostro Pese nei primi anni Novanta dove nel capoluogo pugliese la malavita locale sta prendendo la forma di un’organizzazione ben più terribile e letale.
“Fenoglio è un carabiniere anomalo e particolare – osserva la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati – Siamo a Bari, dove negli anni Novanta accadono tante cose tra cui il rogo del teatro Petruzzelli. Ma nella storia c’è anche il lato del Pm (Carofiglio lo è stato per anni, specializzato in indagini sulla criminalità organizzata, ed è stato anche consulente della commissione parlamentare antimafia, ndr), di colui che ha avuto a che fare con materia scabrosa e con la nascita della nuova criminalità organizzata a Bari; e c’è l’amore tra lui e Giulia e, anche, il tema del tradimento”. Chiamato in causa, Carofiglio definisce la serie “un’epoca storica ben restituita sullo schermo”. Per lui “un autore di romanzi che si aspetti di ritrovare in una serie o in un film esattamente quello che c’era nei romanzi è un illuso, uno destinato a delusioni. Non è auspicabile che una serie o un film siano uguali al libro perchè significherebbe avere un prodotto fiacco che abdica a un mezzo espressivo che non è suo. Ci si può auspicare che il film o la serie riescano a replicare lo spirito dei personaggi e il senso delle storie con in più un senso di verità e credibilità nel lavoro investigativo che non è facile trovare. ‘Il metodo Fenogliò ci è riuscita”.
Ad interpretare Fenoglio, dicevamo, è Alessio Boni che, dopo il poliziotto de “La meglio gioventù”, non ha più voluto interpretare esponenti delle forze dell’ordine perchè, dice, “c’erano criminali non credibili. Quelli di Fenoglio, invece, li guardi e pensi che possano farti saltare in aria da un momento all’altro”. Del “suo” maresciallo, Boni loda la capacità di entrare in empatia con i criminali (“come dicevano Falcone e Borsellino, la mafia la devi quasi ‘amarè, tra virgolette naturalmente, devo conoscerla empaticamente se vuoi sconfiggerla”) e la pazienza: “Amo la sua capacità di non volere tutto subito perchè la fretta di fa compiere errori nelle indagini. Per poter districare la matassa devi avere la pazienza di saper arrivare al punto preciso come facevano Maigret, Sherlock Holmes e, anche, Giorgio Ambrosoli. Fenoglio crede poco alle coincidenze e vuole assicurarsi di avere tutti gli elementi per mettere sotto chiave una persona. E vuole anche capire perchè uno è diventato un criminale. Spero che un pò della sua pazienza mi sia rimasta perchè io divento sempre più intollerante, anche se mi aiutano i miei figli di 3 anni e ½ e 2 anni ad averla e a ponderare prima di giudicare”.
Ricordando che “in quel periodo al sud c’era una mattanza vera, c’era un morto ammazzato al giorno” e che “oggi un ragazzo di 18 anni raramente conosce quei fatti che noi conosciamo perchè li abbiamo vissuti”, Boni racconta di essersi preparato al ruolo di Fenoglio parlando non solo con il regista e gli sceneggiatori ma anche con Carofiglio “per farmi spiegare cose che non aveva scritto nei romanzi: chi era la madre, il rapporto con il padre, la parentela. Poi ho parlato con un carabiniere di Bergamo che mi ha indirizzato”. Al fianco di Fenoglio, nella sua vita privata, c’è Serena Morandi, la sua compagna, interpretata da Giulia Bevilacqua: “Serena è una donna empatica e sa come prendere il suo compagno. E’ una donna ironica, indipendente, moderna per quegli anni. Come moderno per l’epoca è il loro rapporto, visto che non sono sposati ed è basato su rispetto, libertà e dialogo”.
“Il metodo Fenoglio” è prodotta da Rai Fiction e Clemart e diretta da Alessandro Casale. Nel cast ci sono, tra gli altri, Paolo Sassanelli, Giulia Vecchio e Francesco Foti.


foto: ufficio stampa Rai

(ITALPRESS).

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