Violenza donne, ecco il modello ‘RiNascere’ per contrarla

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Un "percorso di consapevolezza, fuoriuscita e reinserimento delle donne vittime di violenza", spiega alla Dire la psicoterapeuta Francesca Malatacca

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ROMA – “La Convenzione di Istanbul ha tra i propri obiettivi quello di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne, promuovendo la parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia delle donne”. È da qui che parte la psicoterapeuta Francesca Malatacca, anche responsabile scientifica di ‘Vite senza Paura Onlus’ e docente di Psicologia sociale alla Link Campus University, per spiegare il suo modello ‘RiNascere ©’, Ricerca e Intervento per il Contrasto alla Violenza di Genere, un “percorso di consapevolezza, fuoriuscita e reinserimento delle donne vittime di violenza”- come lei stessa spiega alla Dire- basato sulle linee guida dell’Oms e sui Principi della Convenzione di Istanbul.

Il modello prevede: 1. Un piano d’azione contro la violenza sessuale 2. L’individuazione del sommerso e l’emersione della violenza attraverso la denuncia alle forze dell’ordine e al pronto soccorso 3. Lo sviluppo del modello attraverso il supporto alla donna. “Il supporto alle vittime di violenza di genere attraverso il Modello ‘RiNascere ©’ considera anzitutto lo spazio mentale, dalla consapevolezza alla presa in carico attivando il percorso verso l’autonomia- spiega Malatacca- Per il contrasto alla violenza sulle donne individua strategie condivise ed approcci multidisciplinari. La costruzione di reti e la sinergia sono fondamentali per poter agire sulla dimensione culturale, sanitaria, sociale, politica, legale, che hanno come scopo la prevenzione della violenza e il benessere della donna”

Ancora, il modello della psicoterapeuta definisce un percorso di tutela “attraverso la cultura del rispetto e della dignità della persona- continua- La prevenzione deve partire dalle scuole con integrazione disciplinare e campagne di sensibilizzazione; il percorso prevede poi l’attivazione di reti antiviolenza”. Caratteristica fondamentale “è la replicabilità da parte di associazioni, strutture sanitarie, centri di accoglienza. Il percorso della prevenzione e cura della violenza di genere vanno viste nel Sistema, la governance spetta alle politiche pubbliche, con la partecipazione delle Reti antiviolenza ed Ets, e soprattutto la formazione di operatori sanitari e di chi opera nella Rete”. Si tratta quindi di un progetto “che possa agire all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, anche con un codice di riferimento tra le classificazioni delle diagnosi nel triage per le procedure terapeutiche- conclude Malatacca- e che possa avvalersi di interventi condivisi tra Forze dell’Ordine, Pronto soccorso, Terzo settore, Associazioni, Centri antiviolenza, Fondazioni, Case rifugio”.

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