VIDEO | Maggiore dell’Arma nel reparto Covid: “45 giorni lontana da mio figlio”

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Sara Ciardi

Quando è scoppiata l'emergenza Covid-19, Sara Ciardi, Maggiore dell'Arma si aspettava di essere chiamata a intervenire e senza indugi ha considerata da subito questa "un'opportunità professionale e personale" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – “Sono stata lontana 45 giorni da mio figlio, che ha 3 anni. Un bambino così piccolo non può comprendere, per questo gli ho detto: ‘mamma va a curare i carabinieri’, perché lui sa che sono un medico dell’Arma”. Quella telefonata, quando è scoppiata l’emergenza Covid-19, Sara Ciardi, Maggiore dell’Arma se l’aspettava e senza indugi l’ha considerata da subito “un’opportunità professionale e personale”. E’ questo lo spirito con cui si è arruolata “nel 2004”, per quello che nell’intervista con l’agenzia Dire ha definito “un percorso di servizio“, sia quello di medica, scelto quando era solo una bambina di 7 anni, sia quello di carabiniere.

“Il 2 aprile- ha raccontato- sono partita per l’ospedale di Lodi, reparto Covid. Siamo andati in 5, 3 medici e 2 infermieri, e siamo rimasti un mese a supporto dei colleghi civili, nelle attività routinarie e nei turni. E’ stata un’esperienza professionale unica, irripetibile, che ci ha messo alla prova tutti, anche noi militari che siamo abituati alle emergenze”. Sara Ciardi ha raccontato anche la sua esperienza in un ospedale africano e lo stupore di vedere in Italia qualcosa “che non si conosceva, una sfida nuova ogni giorno, a volte vinta, a volte persa”. Ha visto “tanta gente morire, e tanta venirne fuori: era un susseguirsi di ricoveri e dimissioni. La quota maggiore di pazienti persi era nei grandi anziani e nei cronici, i giovani riuscivamo a farli uscire però- ha aggiunto- passavano condizioni comunque di rischio”. Ciardi ha parlato anche della paura di contagiarsi, “ma non per me stessa- ha spiegato- ma solo per mio figlio, perché avrei dovuto passare un periodo più lungo lontano da lui. Un marito ufficiale dell’Arma che comprende benissimo la vita professionale di una moglie medico e militare e un figlio che “imparerà- ha detto il Maggiore- che questo è il nostro lavoro, la caratteristica della nostra famiglia”. Il piccolo, ha scherzato Sara, al suo rientro a casa ha chiesto solo che per la prossima volta sia un altro medico a partire e non sua mamma, una donna che non ha arretrato sulla carriera e sulle missioni operative e che degli stereotipi, occupandosi anche di arruolamento, ha detto: “Sono ormai molto fragili”.

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