VIDEO | Confiscati 4 milioni di euro a imprenditore aversano vicino al clan Zagaria

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DIA NAPOLI

Le indagini hanno consentito di delineare la "pericolosità qualificata" di Francesco Grassia derivante dai rapporti avuti con il clan dei casalesi Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print NAPOLI – La Dia di Napoli ha notificato un decreto di confisca definitiva, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), nei confronti di Francesco Grassia (classe 1945), imprenditore edile aversano. Le indagini hanno consentito non solo di ricostruire il suo reale assetto patrimoniale, ma anche di delineare la sua “pericolosita’ qualificata” derivante dai rapporti avuti con il clan dei casalesi, fazione Zagaria, emersi sia dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che soprattutto dall’inchiesta giudiziaria del giugno 2000, nell’ambito della quale fu arrestato per aver fornito appoggio logistico agli affiliati, nascosto armi, riscosso proventi di estorsioni e reinvestito illeciti profitti delle attivita’ del clan. In tal senso, significativi sono anche gli esiti di un’indagine risalente agli anni novanta da cui era emerso l’acquisto, da parte di una societa’ facente capo a Grassia e ad altri soggetti, di un complesso immobiliare ad Aversa (Caserta) – ex ‘fabbrica Della Volpe’ – ad un prezzo nettamente inferiore rispetto al valore di mercato, proprio a testimonianza della capacita’ di intimidazione derivante dalla loro appartenenza al clan dei casalesi. Sempre in quegli anni, e’ rimasto coinvolto in attivita’ che hanno acclarato l’importazione, per conto dell’organizzazione criminale di riferimento, di armi dalla ex Jugoslavia (tra cui fucili a pompa, bombe a mano e mitragliatori silenziati).


SEQUESTRO DI BENI PER UN VALORE DI 4 MILIONI DI EURO

Nell’estate del 2018, e’ stato tratto in arresto a La Maddalena (Sassari) in esecuzione di un provvedimento di cattura internazionale, emesso dall’Autorita’ giudiziaria del Principato di Monaco, perche’ ritenuto responsabile di riciclaggio di denaro. I decreti di sequestro e di confisca emessi dal Tribunale, a seguito della proposta del direttore della Dia, eseguiti nel 2015 e nel 2016, sono stati in parte definitivamente confermati dalla Corte di Appello di Napoli. I beni acquisiti al patrimonio dello Stato, per un valore di circa 4 milioni di euro, consistono in societa’ e fabbricati, aventi sede o ubicati principalmente nella provincia di Caserta, nonche’ in diversi beni mobili e rapporti finanziari, tra cui un conto corrente cifrato presso una banca del Principato di Monaco (valore nel 2011 di circa 300 mila euro). Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print

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