Una coltellata può uccidere: si chiama omicidio…volontario

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ROMA – Se uno va in giro con un’arma, per esempio un coltello, e la utilizza per colpire un’altra persona, se poi il ferito muore non può essere una ‘casualità’. È omicidio volontario. E chissenefrega se “Non volevo ucciderlo”. Nel momento in cui uno decide di compiere un gesto del genere accetta il rischio che l’altro possa morire. E lo stesso può dirsi per chi tira un calcio a qualcuno, magari colpendolo alla testa mentre questo è a terra, o ‘solo’ un violento pugno che raggiunge però organi vitali provocando una emorragia mortale. Abbiamo imparato dai fatti di cronaca, ed è ormai noto a tutti, che queste sono conseguenze possibili di fronte a certe azioni. E allora basta parlare di omicidio preterintenzionale: morire per una coltellata si può, non è un giuridico ‘oltre l’intenzione’. Se si vogliono arginare certi fenomeni è giusto partire dal basso, da una azione culturale nei confronti dei ragazzi già dalle scuole elementari, ma servono anche pene più severe e certe. A cominciare dal capo di imputazione.


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