Durante il primo decennio degli anni 2000, il marchio di abbigliamento Calvin Klein ha registrato i diritti per la parola technosexual, come parte di una campagna che ha cercato di attirare una nuova generazione di uomini, più coinvolti con la tecnologia, Internet e in generale. con la nuova ondata di cambiamenti informatici che distingue questi tempi. Oggi quasi nessuno ricorda quel momento CK, ma la parola technosexual è rimasta nel lessico della moda e della psicologia, con due diverse interpretazioni.


Il technosexual inteso come uomo elegante con un gusto spiccato anche per la migliore tecnologia

La parola technosexual è apparsa per la prima volta su Internet su un sito ideato da un creativo di nome Ricky Montalvo, che cercava di promuovere una nuova moda e lifestyle maschile. 

Nella sua accezione technosexual sarebbe un mix tra le parole tecnologia e metrosexual (un uomo che si prende particolare cura del suo aspetto), descrivendo secondo Montalvo: «un narcisista dandy innamorato non solo di se stesso, ma del suo stile di vita urbano e dei suoi gadget; un uomo eterosessuale che è in contatto con il suo lato femminile e ha una passione per il tech dai telefoni cellulari ad assistenti virtuali, computer, software e Internet». 
Niente a che vedere con il retrosessuale.

Per quanto il termine possa sembrare calzante per molti nostri conoscenti che curano i look e adorano provare ogni nuovo gadget tech, sembra che non sia mai veramente decollato e, anzi, stia scomparendo nel parlare quotidiano. 

Il technosexual come variante gadget-friendly del metrosequal

Traje café

Il technosexual come variante gadget-friendly del metrosequal

Christian Vierig

Technosexual, l'accezione «medica»

Mentre la prima definizione di technosexual fa pensare a una sottospecie del metrosexual, in psicologia alcuni esperti usano la parola riportandola a un preciso comportamento sessuale.

Secondo il dottor David W. Wahl, esperto di psicologia sociale, la "tecnosessualità" descriverebbe individui i cui desideri sessuali sono associati alla tecnologia e alcuni technosexual preferirebbero la tecnologia alle relazioni umane. 

«Non descrive la smania di avere l'ultimo iPhone, quanto una parafilia legata alla tecnologia», spiega l'esperto. Il che significa che una persona può essere attratta o meno dalla tecnologia in generale, ma si sente sessualmente eccitata o esprime la propria sessualità attraverso la tecnologia. 

Sulla base degli studi di altri esperti in materia, Wahl sottolinea come la “tecnosessualità” sia riscontrabile in persone che si eccitano nell'interazione attraverso i social network, come la ricezione di un Mi piace, oppure in altre che si sentono così in sintonia con i loro sex toys, da non riuscire più a fare sesso con un partner reale a meno che questo non coinvolga quegli oggetti.

Allo stesso modo un technosexual potrebbe essere attratto da una persona che si esibisce in webcam, ma rimanere indifferente davanti a qualcuno nella sua stessa stanza. Idem dicasi per l'eccitazione derivata dai messaggi di testo o altre interazioni web rispetto a un'interazione più tradizionale. Le ricerche di Wahl prendono poi in esame persone che sono state attratte da assistenti personali virtuali come Siri, Cortana e Alexa.

Possiamo anche pensare a persone che comprano (e amano fare sesso con) sex robot o moderne sex doll, così come a coloro che si innamorano dei personaggi dei videogame. In generale, è un tipo di sessualità che si espande tanto quanto la tecnologia; quindi, considerando che l'hi-tech sta diventando sempre più parte della vita delle persone, possiamo pensare che vedremo molti più casi di technosexual in futuro. 

Quando dobbiamo preoccuparci? «L'unica preoccupazione possibile è che questo tipo di parafilia possa produrre conseguenze negative nella vita o nel benessere di chi ne è affetto» conclude l'esperto. 

Articolo originariamente pubblicato su GQ Messico

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