Su Rai1 “La rosa dell’Istria”, Ammirati “Serve memoria condivisa”

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Tempo di Lettura: 3 minuti ROMA (ITALPRESS) – Dopo “La Storia”, tratta dal romanzo di Elsa Morante, arriva su Rai1 un’altra storia, anch’essa (liberamente) ispirata a un romanzo. Si tratta de “La rosa dell’Istria”, tv movie che attinge al libro di Graziella Fiorentin “Chi ha paura dell’uomo nero?” e che Rai1 propone nella prima serata di lunedì 5 febbraio. Diretto […]

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ROMA (ITALPRESS) – Dopo “La Storia”, tratta dal romanzo di Elsa Morante, arriva su Rai1 un’altra storia, anch’essa (liberamente) ispirata a un romanzo. Si tratta de “La rosa dell’Istria”, tv movie che attinge al libro di Graziella Fiorentin “Chi ha paura dell’uomo nero?” e che Rai1 propone nella prima serata di lunedì 5 febbraio. Diretto da Tiziana Aristarco e interpretato da Andrea Pennacchi, Gracjela Kikaj ed Eugenio Franceschini, il film racconta la storia di una famiglia istriana che ai viene sconvolta dai tragici eventi della Seconda guerra mondiale. Maddalena e i suoi sono costretti a lasciare la loro terra e tentare di ricominciare una vita, ma da esuli mentre sullo sfondo scorre una delle pagine più drammatiche della storia d’Italia. Quella, appunto, dell’esodo istriano. Un tema, l’esodo, non solo purtroppo ancora assai attuale ma, nel caso di quello degli esuli istriani, ancora “caldo” nella memoria del nostro Paese.
Per la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati “non possiamo non avere una memoria condivisa nel nostro Paese. Parliamo di tutti e smettiamola di parlare solo di una parte: la ricchezza del nostro Paese sono le storie. Possiamo anche non essere d’accordo ma dobbiamo capire”. Per Ammirati “magari grazie a questo film qualcuno aprirà i libri di storia o andrà a vedere cosa è successo nell’Istria. E’ questo il nostro principio guida. Il tema della memoria ci dà la possibilità di condividere tutti i passaggi fondamentali della storia del nostro Paese, spesso molto travagliati come questo nel quale una parte del popolo italiano è stata strappata alla propria casa”. Sulla stessa linea, Verdiana Bixio di Publispei: “Bisogna guardare ogni progetto con grande apertura intellettuale e sentimentale e avere il coraggio di scegliere storie belle, potenti che ci devono arricchire, portandoci a fare delle domande. Quello che facciamo non è solo intrattenimento: parliamo a milioni di persone, se riusciamo a portarli a porsi delle domande o parlare di certe storie in famiglia, abbiamo fatto un buon lavoro”.
Con lei concorda Alessandro Centenaro di Venicefilm, co-produttore del film con Publispei e Rai Fiction: “Quello raccontato ne ‘La rosa dell’Istrià è un tassello che mancava nella narrazione del ricordo. Ci chiedevamo: dopo l’esodo quelle persone che hanno fatto? Dove sono andate a finire? Purtroppo c’è stato un vero e proprio razzismo degli italiani nei confronti di coloro che arrivavano dall’Istria ma che erano anch’essi italiani a tutti gli effetti, per nascita e perchè per esserlo avevano abbandonato tutto. Eppure venivano visti come residuati bellici mentre, tra l’altro, i loro beni sono stati utilizzati per pagare i danni di guerra dell’Italia alla Jugoslavia senza mei essere stati indennizzati”. Protagonista de “La rosa dell’Istria” è Andrea Pennacchi che nel “suo” Antonio dice di riconoscere “cose simili alle mie, cose che ritrovo negli occhi dei miei figli e di mia moglie. Anche io, che sono un ‘primiparo attempatò, faccio fatica come lui a capire mia figlia”.
L’attore, per il quale “le piccole storie familiari sono quelle raccontano meglio la Storia che schiaccia gli ultimi”, osserva: “La memoria che hai è diversa da quella che ti insegnano a scuola. Lo dico da figlio e nipote di partigiani. Poichè a guidare le nostre azioni è la memoria che passa per la nostra famiglia, le diverse memorie devono dialogare. E tutte le storie sono degne di essere raccontate, farlo è sano per il nostro presente. Quello che vediamo oggi nel mondo, purtroppo, è il fallimento di questo dialogo”. Non a caso la regista Tiziana Aristarco sottolinea che, durante le riprese, “abbiamo trovato ferite ancora aperte, C’è ancora il bisogno di raccontare e di avere delle risposte, ci sono divisioni ancora molto forti”. Accanto a Pennacchi, nel cast ci sono Gracjela Kukaj ed Eugenio Franceschini.


foto: ufficio stampa Rai

(ITALPRESS).

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