Sindaco De Luca: “Ultimo Dpcm una porcheria, servono restrizioni differenziate per regione”

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Per il sindaco di Messina Cateno De Luca bisogna "prendere atto che il 70% dell'epidemia è concentrato su quattro regioni del Nord" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


PALERMO – Nuovo affondo del sindaco di Messina, Cateno De Luca, contro l’ultimo Dpcm firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in merito alle restrizioni per il contrasto al Covid-19. Alla fine di un lungo comunicato De Luca bolla come “porcheria” il provvedimento annunciato e poi firmato dal premier: “Se serve, sono pronto anche a rischiare di essere dichiarato decaduto dalla carica di sindaco, ma comunque, visto che non lo fa Musumeci, chiederò a Conte di rimangiarsi la porcheria che ha servito agli italiani il 26 di aprile – dice -, non differenziando le misure per le varie regioni, in relazione soprattutto a quelle del Meridione. Questa guerra – ancora il sindaco di Messina – non è finita, se ci rilassiamo, il virus ci ammazza”.
Lunga la critica di De Luca al Dpcm: “È figlio del vorrei ma non posso – dice -. Proprio in relazione a questo, noi abbiamo invece deciso di decidere perchè non e’ pensabile continuare cosi’, senza coraggio e senza tenere conto delle necessità oggettive riguardo agli elementi che consentono un’apertura seppure in libertà vigilata. A Conte dico che non ci stiamo. Non accetto il Dpcm entrato in vigore con queste scadenze scriteriate”.
Secondo il sindaco di Messina bisogna “prendere atto” che “il 70%” dell’epidemia è concentrato su quattro regioni del Nord”, per cui “c’e’ una chiara distinzione territoriale che deve essere presa in considerazione”. Quindi, alla luce di ciò, “occorrono norme restrittive al centro-nord (in particolare Lombardia e Piemonte) e più flessibili per le regioni del Sud, in cui il contagio è sotto la media nazionale, stabilendo comunque – precisa De Luca – il criterio di libertà vigilata”.

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Una mascherina di protezione, anche con visiera, che si compra una volta sola e non si getta perche' e' riutilizzabile all'infinito. 'Drop', questo il suo nome, ideata a Ragusa e pronta per la produzione dalla fine del prossimo mese di maggio, e' frutto del Centro di ricerca e sviluppo della Cappello Group, azienda che ha creato innovazioni applicate alle energie alternative e al trattamento delle superfici dei metalli. "Il progetto - spiega una nota - risolve due problemi dell'emergenza Covid-19: supera, con un unico acquisto, la difficolta' di reperire grandi quantita' di mascherine monouso e riduce l'impatto sull'ambiente non dovendo smaltirle subito dopo l'utilizzo". Secondo l'azienda "lo spirito dell'iniziativa e' anche quello di esorcizzare la paura del contagio trasmesso dalle 'gocce' di chi e' positivo al coronavirus". Da qui il nome 'Drop' ('goccia', in inglese) e il design del frontale a forma di goccia. Il Centro di ricerca e sviluppo della Cappello Group ha creato una mascherina riutilizzabile. Depositato il brevetto europeo, la Cappello Group sta organizzando l'ampliamento dell'attivita' con la realizzazione della linea di produzione, che avviera' a fine maggio "in piena sicurezza con 30 unita' lavorative dirette e dell'indotto e con una capacita' di fornire al mercato alcune migliaia di pezzi al giorno. I primi esemplari di 'Drop', per un valore commerciale pari a 100mila euro, saranno donati dall'azienda alla Protezione civile regionale della Sicilia, agli ospedali di Ragusa, Vittoria e Modica e al Comando dei vigili del fuoco della provincia di Ragusa. "Quella che stiamo vivendo e' una vera tragedia e non potevamo stare a guardare - dice Giorgio Cappello, Ceo della Cappello Group - ma non volevamo nemmeno agire d'impulso, rischiando di vanificare il nostro apporto con una maschera non regolamentata e soprattutto poco sicura. Abbiamo, quindi, individuato le caratteristiche di un prodotto realmente efficace, riutilizzabile, economicamente vantaggioso e a basso impatto sull'ambiente. Abbiamo fatto innovazione utilizzando risorse umane, tecnologie e materie prime disponibili sul territorio nazionale senza dipendere da altre filiere industriali al di fuori dei confini italiani. In sintesi, abbiamo creato un prodotto 'autoctono' come forma di espressione imprenditoriale finalizzata alla salvaguardia della salute pubblica. Questa e' la storia di 'Drop': 100% made in Italy".

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