Se dopo aver mangiato melanzane o peperoni hai questi sintomi forse sei intollerante alle solanacee

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Le solanacee sono una vasta famiglia di vegetali molto comuni, alcuni dei quali molto utilizzati in cucina, tra cui melanzane, pomodori, peperoni, bacche di Goji e patate bianche, molto gustosi ma poco tollerabili per qualcuno. Le solanacee contengono solanina, una sostanza alcaloide che se non assimilata e digerita correttamente può portare a sintomi quali meteorismo, gonfiore addominale, nausea e diarrea. (Leggi anche: 10 cibi che contengono sostanze velenose)


Solitamente questi sintomi si manifestano qualche ora dopo l’indigestione oppure possono rimanere nascosti per un paio di giorni. Se questi episodi si verificano ogni volta che mangiate uno di questi alimenti, potreste esserne intolleranti. Vediamo insieme come capirlo osservando i segnali che il nostro corpo ci manda

L’intolleranza alle Solanacee

L’intolleranza alle Solanacee, come tante altre intolleranze alimentari, può essere davvero scomoda, impattando fortemente sulle abitudini alimentari  e sullo stile di vita dei soggetti coinvolti. Può essere complicato individuare tempestivamente una sensibilità o un’eventuale intolleranza alle solanacee, poiché molti di questi alimenti sono presenti in grandi quantità nella nostra dieta e possono essere necessarie fino a 3 giorni per avvertire i sintomi di un’ intolleranza. I sintomi più ricorrenti in questi casi sono:

  • gonfiore addominale
  • meteorismo
  • nausea
  • stanchezza
  • malessere
  • diarrea
  •  dolore o gonfiore alle articolazioni

Per comprendere bene la portata dell’intolleranza è bene distinguerla dall’allergia a questo gruppo di vegetali, poiché anche se spesso vengono considerate simili, in realtà sono condizioni profondamente diverse. I sintomi dell’allergia sono principalmente sistemici, scatenando una reazione auto immune in cui il corpo riconoscendo l’allergene come “nemico”, cerca di combatterlo dando vita a vari sintomi. Mentre i sintomi dell’intolleranza sono, come abbiamo detto precedentemente, sostanzialmente digestivi, causati da un’incapacità del corpo di digerire la sostanza.

Come verificare l’intolleranza alle Solanacee

Esistono due principali metodi per testare la sensibilità alle solanacee, uno consiste nel seguire una dieta di eliminazione, l’altro consiste nell’effettuare degli appositi test medici.

Per quanto concerne il primo metodo, il consiglio è quello di di rimuovere tutte le solanacee dalla dieta (comprese le spezie utilizzate in cucina come il peperoncino e il curry) e osservare i sintomi che ne conseguono. Si esclude prima una tipologia di solanacea e poi un’altra ancora, procedendo in questo modo. Se non si riscontrano disturbi intestinali, stanchezza o dolori articolari dopo aver rimosso questi cibi dalla vostra alimentazione abituale, probabilmente siete sensibili o intolleranti a questi vegetali.

Il secondo metodo, quello più rigoroso e scientifico, comporta il sottoporsi a specifici test scientifici, il più affidabile è sicuramente l’ELISA, il cui scopo finale è quello di controllare e rilevare il livello di anticorpi presenti nel corpo. Questo test è efficace sia per appurare la presenza di un’intolleranza che di un’allergia a questo gruppo alimentare.

Cosa fare in caso di intolleranza

Non esiste una vera e propria cura in caso di intolleranza alle Solanacee. La soluzione più semplice è quella di eliminare questi alimenti dalla propria alimentazione, una rinuncia ed una purtroppo necessaria anche se molto pesante, poiché se l’intolleranza non viene trattata rischia di aggravarsi e di generare, a lungo andare, seri danni al nostro apparato digerente, compromettendo seriamente la flora intestinale.

Infatti, le solanacee contengono i glicoalcaloidi (tra cui la solanina), che contribuiscono al disturbo dell’intestino permeabile e favoriscono l’insorgenza di malattie infiammatoria intestinale. Queste sostanze, dette antinutrienti, sono contenute nelle solanacee e sono necessari alle piante, che le utilizzano per proteggersi dagli attacchi degli insetti. In questo caso una buona opzione, potrebbe essere quella di inserire dei probiotici nella propria dieta. Queste sostanze, sono dei batteri che aiutano l’organismo nella sintesi delle vitamine K e B e di tanti altri nutrienti.

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Fonte: nonnapaperina.it

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