Scienziati Enea e Cnr in Artico studiano ghiaccio e precipitazioni

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ROMA (ITALPRESS) – Comprendere le motivazioni del forte aumento delle temperature in Artide rispetto al resto del Pianeta, la cosiddetta “amplificazione artica”, indagandone i complessi meccanismi. E’ l’obiettivo dei progetti Ecapac e Sentinel, il primo coordinato da Enea e il secondo dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), finanziati dal Programma di ricerche in Artico (PRA).
I ricercatori studieranno in particolare il ruolo del ghiaccio marino, delle precipitazioni e i processi chimici del bromo e del mercurio, importanti indicatori della variazione del ghiaccio.
Il progetto Ecapac si propone di indagare le precipitazioni e i conseguenti effetti sulla copertura di neve e ghiaccio che innescano i complessi meccanismi alla base dell’amplificazione artica. Coordinato dall’Enea in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, l’Ingv e il Lamont-Doherty Earth Observatory del Columbia University Earth Institute, è tra i primi sei progetti finanziati dal PRA 2018/2020. Nello specifico, dalla base di Thule in Groenlandia, saranno effettuate misure in situ e di telerilevamento e inoltre, per lo studio delle precipitazioni, verrà installata nuova strumentazione, con un ruolo chiave alle osservazioni da terra, per individuare e ridurre le incertezze dei modelli climatici ma anche per la validazione e la correzione dei dati satellitari. Il progetto Sentinel punta invece a studiare il ruolo del ghiaccio marino nell’amplificazione artica e il suo impatto sull’atmosfera, in particolare sui processi chimici del bromo e del mercurio. Partecipano al progetto per l’Italia, Enea, Università Cà Foscari di Venezia e per il Cnr l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Cnr-Isac) e l’Istituto di scienze polari (Cnr-Isp), quest’ultimo nel ruolo di coordinatore. Di durata triennale, Sentinel è risultato primo tra i 6 progetti finanziati dal PRA. Nell’ambito del progetto saranno analizzate due carote di ghiaccio provenienti da due differenti regioni artiche: una nelle isole Svalbard e l’altra nella parte est del Plateau della Groenlandia. Le informazioni ottenute sulla variabilità dei quantitativi di bromo e mercurio nelle due aree verranno messe a confronto con i dati satellitari sull’estensione del ghiaccio marino e con le misure di accumulo nevoso rilevate “sul campo”. Inoltre, verranno utilizzati modelli di trasporto atmosferico per comprendere le possibili aree di provenienza delle due specie chimiche.
(ITALPRESS).


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