Rimodellare il naso, «levigare» il gibbo, affilare la punta, assottigliare il dorso. La rinoplastica è la pratica chirurgica ai fini estetici più richiesta dagli uomini (al sesto posto, in termini numerici, fra gli interventi di chirurgia plastica più richiesti), secondo i dati dell’Aicpe (Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica). Ma che cosa bisogna sapere prima di decidere di rifarsi il naso? Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Scotti, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico, dirigente medico del Centro Ustioni e Chirurgia Plastica Ricostruttiva dell’ospedale Niguarda di Milano. 


A quale naso si può ragionevolmente aspirare? Possiamo ambire tutti al naso alla francese?
«Il paziente deve tenere conto del fatto che il naso sta al centro del volto, e il viso non deve venire stravolto dalla rinoplastica: è la rinoplastica che deve calibrarsi sul volto. Dunque, su un volto dai lineamenti decisi e importanti non è indicato un nasino all’insù: credo molto nel concetto di armonia». 

Su quali componenti del naso si può intervenire?
«Sul dorso, sulla gobbetta e sulla punta. Ma esiste anche una tecnica che permette di “liberare” la punta del naso dal labbro, in modo da evitare il classico effetto per cui, quando si sorride, la punta del naso si abbassa».

Ci sono controindicazioni alla rinoplastica?
«No: il paziente esprime il desiderio di migliorare le caratteristiche del suo volto che non gradisce, e non ci sono criteri di esclusione. È difficile che si dica di no alla richiesta di una rinoplastica, una volta appurato che il paziente non ha un problema di dismorfofobia, vale a dire che vede difetti o caratteristiche che non corrispondono alla realtà».

È possibile, prima dell’intervento, vedere un rendering dell’effetto finale?
«Ci sono due scuole di pensiero: alcuni chirurghi lo fanno. Io credo, invece, che garantire a priori un risultato attraverso un disegno possa essere pericoloso. Il rendering è un’aspettativa che non può che essere delusa, perché la medicina non è una scienza esatta. Spesso, però, il paziente arriva con una foto in mano, e siamo noi a dover cogliere le caratteristiche che vede nel naso dell’immagine e che lo differenziano dal suo».

Come ci si prepara per l’intervento?
«Nello stesso modo in cui ci si prepara per qualsiasi altra operazione: dopo gli accertamenti standard, come le analisi del sangue e la visita anestesiologica, il paziente arriva in clinica a digiuno, poi viene addormentato. Io preferisco l’anestesia generale, che oggi è molto leggera e permette al paziente di tornare subito alla sua vita, mettendolo, durante l’intervento, in condizioni di maggiore sicurezza e di miglior controllo del dolore». 

Quanto dura l’intervento?
«Da una a due ore».

Per quanto tempo bisogna rimanere ricoverati? 
«12 ore di osservazione sono una scelta intelligente. Se la rinoplastica si fa come primo intervento al mattino, si va a casa la sera, ma se si fa il pomeriggio, si rimane in osservazione durante la notte. 

Quando si può tornare a lavorare dopo la rinoplastica? 
«Dal giorno dopo l’intervento».

E quando si vede il risultato definitivo?
«Per circa una settimana il paziente vedrà qualche livido. La ripresa avviene in una settimana, ma l’effetto definitivo non è visibile prima di un mese, perché il naso, dopo l’intervento, deve riacquisire il suo equilibro in termini di vascolarizzazione e la linfa deve ricostituire le sue vie».

Ci sono limiti di età?
«No: io appartengo alla scuola che si rifà alla ragionevolezza, quindi credo che la rinoplastica sia possibile anche a 16 o 17 anni, se lo sviluppo è ultimato. Allo stesso tempo, si può eseguire anche su pazienti di età avanzata, ora che l’aspettativa di vita e la sua qualità sono migliorate notevolmente». 

Ci sono persone per le quali l’intervento è sconsigliabile? 
«No: la correzione estetica del naso non va a inficiarne funzionalità. Se non respiravo bene prima, non lo farò dopo, la rinoplastica, e se respiravo bene, continuerò a farlo».

Quanto costa una rinoplastica?
«All’incirca quanto una Honda CB650R».