Quanto viene usato Internet in Italia?

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Immaginare un mondo senza Internet è impossibile: ormai il World Wide Web ha influenzato ogni aspetto della nostra società. Sono passati poco più di 50 anni dalla prima rete, l’ARPANET, che gettò le fondamenta dell’Internet che conosciamo e utilizziamo quotidianamente. Al giorno d’oggi, 4 miliardi e mezzo di persone accedono a Internet, ovvero circa il 60% della popolazione mondiale. I social network sono sicuramente il motivo principale che spinge la gente a usare Internet: secondo il Digital Report 2020 di HootSuite e We Are Social, ben 3,8 miliardi di persone utilizzano i Social con regolarità.


La stragrande maggioranza degli accessi a Internet avviene tramite smartphone, nulla di nuovo se consideriamo che nel mondo ci sono più di 5 miliardi di telefoni e smartphone in circolazione. Numeri incredibili, ma come siamo messi in Italia con l’accesso a Internet e il suo utilizzo? Il nostro paese ha sempre arrancato in campo digitale, questa non è una novità, ma complice anche i lockdown del 2020, moltissimi nuovi utenti sono sbarcati su Internet, aumentando di molto le statistiche sul suo utilizzo.

Come usiamo Internet in Italia e come ci colleghiamo?

Considerato che in Italia ci sono ancora 3,5 milioni di famiglie senza accesso a Internet tramite il classico router, non sorprende che lo smartphone sia il primo metodo di accesso al web. Per la precisione, il 94% degli utenti tra i 16 e i 64 anni possiede uno smartphone con il quale può usare Internet. Più bassa invece la percentuale di possessori di computer fissi o laptop, circa il 77%. Interessante notare anche come praticamente un italiano su due possieda un tablet (iOS o Android) per accedere a Internet.

In forte crescita il settore gaming, dove il 38% del campione di utenti ha dimostrato di possedere e usare una console per l’utilizzo su Internet (in questi casi principalmente per video giocare, ovviamente). Non riescono invece ancora a imporsi le Smart TV, ferme a quota 13%: per dire, ci sono più italiani che possiedono uno smartwatch (iOS o Android) connesso a Internet (15%). Al contrario, i cosiddetti “Smart Home Device”, che spesso fanno parte dell’IoT (Internet of Things), si attestano al 7,9%: una percentuale gonfiata dal successo di dispositivi come Alexa o Google Home.

Indipendentemente dal dispositivo usato, noi italiani spendiamo in media sei ore al giorno su Internet. Una media in linea con quella mondiale, che invece viaggia sulle 6 ore e 43 minuti: si passa dalle 9 ore e 45 minuti delle FIlippine fino al minimo di 4 ore e 22 minuti del Giappone. Ma noi italiani dove passiamo principalmente il tempo su Internet?

Al primo posto per utilizzo (3 ore di media), troviamo le piattaforme di streaming: Netflix, Prime Video, Disney +, RaiPlay, Sky, DAZN, e così via. Ma accediamo anche ai canali generalisti tramite le loro piattaforme web oppure su app. Circa 2 ore in media le passiamo sui Social, specialmente accedendo da dispositivi mobile. Chiudono la classifica lo streaming musicale (circa 1 ora di media) e il gaming (49 minuti). Nonostante il gaming abbia visto un boom a livello globale durante il 2020, in Italia è un fenomeno ancora in forte crescita solamente tra i più giovani.

Siti Internet più visitati in Italia: cosa dicono di noi?

Ovviamente, non passiamo solo il tempo a guardare serie TV, chattare sui social o video giocare. Internet viene usato per milioni di ricerche ogni giorno in Italia, anche per motivi di lavoro: sia per chi lavora in smartworking, sia per chi lavora come freelancer. Anche l’industria dell’iGaming è presente, grazie alle applicazioni e ai siti dei nuovi casinò online, che offrono funzionalità esclusive per garantire un’esperienza di gioco totalmente rinnovata. Tanti, infatti, i giochi nuovi introdotti, come slot in 3D e il live dealer per i giochi di carte. Ma c’è di più, anche servizi come Twitch e gli eventi di eSport riescono ad attirare un pubblico moderno, con numeri in forte crescita durante il 2020.

Se vogliamo invece scoprire il classico podio dei siti più visitati in Italia, troviamo (in ordine): Wikipedia, YouTube e Facebook. Anche Amazon e Google Translate rientrano nella top 10, così come, curiosamente, il sito della Treccani e quello delle previsioni meteo de IlMeteo.

Il nostro utilizzo di Internet è quindi marcato da una forte impronta generalista, anche perché il livello di competenze digitali degli Italiani è molto bassa. Nonostante praticamente tutti abbiano accesso a Internet (specialmente da dispositivi mobile), secondo l’OCSE solo il 21% degli italiani dispone di competenze digitali sufficienti per navigare su Internet e usare a pieno tutte le sue funzionalità. 

Un problema radicato non solo nella nostra società, ma anche nella nostra economia. Solo l’8% delle piccole-medie imprese (PMI) vende online tramite proprio sito o appoggiandosi a un e-commerce (Amazon, eBay, Zalando, ecc.). Ancora peggio se consideriamo invece le competenze, in ambito lavorativo, dei dipendenti di aziende private: ben il 40% dei lavoratori non ha piena padronanza dei software usati sul posto di lavoro.

Tutti questi problemi legati all’utilizzo di Internet e le necessarie competenze digitali derivano da svariati fattori, tra cui la difficoltà del nostro paese di stare al passo con i cambiamenti tecnologici. Mancano infatti le infrastrutture digitali, specialmente nell’amministrazione pubblica (con il risultato che solo il 13% degli italiani usano l’online per procedure amministrative, contro il 30% di media europea). Ma sono assenti anche programmi di informazione e sensibilizzazione all’utilizzo di Internet.

Come possiamo rendere Internet più accessibile a tutti

Combattere l’analfabetismo digitale e rendere Internet veloce accessibile a tutti non è impresa semplice. Riuscire a portare la fibra ad alta velocità nelle case di tutti gli italiani potrebbe essere il primo passo: la fibra FTTH (Fiber to the Home) garantisce prestazioni di gran lunga superiori a costi molto contenuti. Si deve però lavorare anche da altri lati: le nostre scuole devono entrare finalmente nel 21esimo secolo, digitalizzando le proprie strutture e anche i metodi di insegnamento. Dall’altro lato, devono essere incentivati piani di formazioni su competenze digitali per dipendenti pubblici e privati.

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