PL 490: il disegno di legge che cancellerà per sempre l’Amazzonia e le popolazioni indigene

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Il colpo finale all’Amazzonia e agli indios si chiama PL 490, un disegno di legge che modifica la normativa per la demarcazione delle terre indigene e che rischia di cancellare per sempre la foresta e le popolazioni indigene.


Il disegno di legge, approvato lo scorso mercoledì dalla Commissione Costituzione e Giustizia della Camera dei Deputati dopo ore di discussione, è fortemente sostenuto dalla “Bancada ruralista” lobby che rappresenta gli interessi di latifondisti e grandi produttori agricoli e dei latifondisti.

Proposto nel 2007, il PL 490 era stato approvato l’anno successivo dalla Commissione per l’agricoltura, l’allevamento, l’approvvigionamento e lo sviluppo rurale. Nel rapporto, la Commissione aveva giustificato l’approvazione sostenendo che in assenza di regole, qualsiasi terra sarebbe potuta diventare terra indigena.

Nel 2009, il PL 490 era poi stato respinto dalla Commissione per i diritti umani e la cittadinanza, secondo la quale il progetto avrebbe reso ancora più difficile la tutela delle terre indigene.

L’avvocato Juliana de Paula Batista dell’Instituto Socioambiental sostiene che ora legislatori stiano approfittando della pandemia per cercare di far passare la legge.

I punti più controversi della PL 490 sono quelli alla revisione dell’usufrutto esclusivo delle terre da parte delle popolazioni indigene, prevista dalla Costituzione, e dell’introduzione di una “prova di proprietà“.

In pratica, secondo la nuova normativa solo le terre già in possesso di questi popoli alla data del 5 ottobre 1988, giorno della promulgazione della Costituzione, possono essere considerate di proprietà degli indigeni. Gli indigeni dovranno dunque provare di aver occupato le loro terre prima di quella data per poterne godere. Il decreto vieta poi l’ampliamento dei terreni già delimitati e considera nulle le demarcazioni che non rispettano le regole stabilite nel progetto.

Non solo: la proposta consente anche la riconquista di aree riservate destinate alle popolazioni indigene, “per l’alterazione dei tratti culturali della comunità o per altri fattori causati dal passare del tempo” e dà spazio all’esplorazione su terreni indigeni di attività economiche, come quelle legate all’agrobusiness e al turismo. Se il PL verrà approvato, il governo potrà, ad esempio, costruire strade e centrali idroelettriche in questi territori, senza bisogno di consultare le popolazioni autoctone della regione. Il testo rende inoltre più flessibili i contatti con le popolazioni isolate esponendo le comunità incontattate a rischi notevoli per la loro salute. Secondo l’avvocato Juliana de Paula Batista si tratta di un disegno di legge incostituzionale:

“Il progetto prevede la possibilità di sottrarre aree all’usufrutto esclusivo delle popolazioni indigene, quando vi siano, ad esempio, interessi minerari o “rilevante interesse pubblico del sindacato”. Queste ipotesi non sono consentite dalla Costituzione. Consente anche terre da occupare delle popolazioni indigene se l’Unione ritiene che abbiano “perso i loro tratti culturali”; esiste anche la possibilità di contatti forzati con persone che vivono in isolamento volontario, se esiste “interesse pubblico”, una possibilità senza precedenti, dal momento che la Costituzione garantisce alle popolazioni indigene i loro “usi, costumi e tradizioni. In questo senso, vivere in isolamento è un diritto delle popolazioni indigene”, ha spiegato Juliana de Paula Batista.

Dello stesso avviso le numerose ONG che si battono per la tutela della foresta e degli indigeni:

“Il disegno di legge è una bandiera di Jair Bolsonaro e del banco che pretende di rappresentare l’agrobusiness. Se approvato, in pratica renderà le demarcazioni irrealizzabili, consentirà l’annullamento delle terre indigene e le aprirà a imprese predatorie, come miniere, strade e grandi aree La proposta è incostituzionale”, ha affermato in una nota l’ONG Instituto Society, Population and Nature.

Da settimane, centinaia di indigeni si sono mobilitati e circa 850 stanno protestando davanti alla Camera dei Deputati a Brasilia per chiedere l’archiviazione del PL 490/2007 e di altri progetti di legge che minacciano i loro diritti. I manifestanti hanno però ottenuto solamente un rinvio della votazione, che è slittata da martedì 23 giugno al giorno successivo.

Nonostante le numerose critiche e proteste, il disegno ha infatti ottenuto il voto favorevole della Commissione: ora passerà alla plenaria della Camera e, se approvato, al Senato. Se dovesse diventare legge, non saranno solo gli indigeni a farne le spese, ma l’intera Amazzonia, già devastata da incendi e deforestazione.

Leggi anche: L’Amazzonia riprende a bruciare, nell’indifferenza generale

“Il pericolo non è solo per le popolazioni indigene. È per il futuro, perché questo porterà un’enorme distruzione sociale e ambientale al Brasile. E potrebbe anche influenzare l’economia, perché se il Brasile non rispetta gli accordi stabiliti all’interno delle convenzioni sul clima invierà il messaggio che non è un paese in grado di rispettare gli impegni. Il Brasile sarà visto come un paese che sta distruggendo il futuro, mancando di rispetto al diritto delle persone a vivere”, ha affermato il capo Almir Suruí, principale leader del Paiter Suruí.

Fonti di riferimento: Correio Braziliense/Camara dos Deputados/

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