Patrick Zaki finalmente è uscito dal carcere! La prima foto lo ritrae libero con la sorella

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Lo studente egiziano torna in libertà dopo 22 mesi di detenzione per istigazione a crimini terroristici, ma le accuse contro di lui non sono ancora cadute


Lo studente egiziano Patrick Zaki è finalmente libero! Dopo oltre 22 mesi trascorsi in un carcere egiziano, il giovane è stato rilasciato dalla polizia di Mansura – anche se non ancora assolto dalle accuse che lo hanno costretto a quasi due anni di detenzione dopo che era tornato in Egitto per rivedere la sua famiglia durante una pausa dagli impegni accademici.

Zaki, studente presso l’università di Bologna, era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 al Cairo in seguito alla pubblicazione di alcuni post sul suo profilo Facebook, che la magistratura egiziana ha considerato come “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”. Da allora, per il giovane, le porte del carcere si sono chiuse a tempo indeterminato: senza un giusto processo e senza nemmeno la possibilità di poter vedere la sua famiglia e i suoi legali, la sua detenzione è stata allungata progressivamente, ogni volta per un periodo di 45 giorni.

Nei mesi Patrick è diventato un simbolo della libertà di espressione e dei diritti umani troppo spesso ancora calpestati, e in tutto il mondo si sono moltiplicate le iniziative per chiederne la liberazione. Anche l’associazione per i diritti umani Amnesty International ha lanciato una petizione per chiedere la caduta di tutte le accuse a suo carico. Ma non è finita qui. Ora bisogna che Patrick sia anche scagionato da tutte le accuse e che possa tornare finalmente libero – magari a studiare nella sua amata Bologna. Intanto, lo scatto che lo ritrae abbracciato a sua sorella, in cui sembra in condizioni di salute abbastanza buone, fanno già ben sperare sul suo futuro.

Le autorità italiane, dal Premier Mario Draghi al capo della Farnesina Luigi di Maio, esprimono soddisfazione per questo importante traguardo sociale, raggiunto anche grazie alla diplomazia del nostro Paese.

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Fonte: Amnesty International Italia

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