‘Ndrangheta, a Reggio Calabria scatta l’operazione Malefix: guerra tra cosche e arresti in tutta Italia

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Ventuno ordinanze di custodia cautelare a Reggio Calabria: alcune hanno colpito capi storici e vertici delle cosche De Stefano-Tegano e Libri Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – Ventuno ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse oggi a Reggio Calabria nei confronti di soggetti ritenuti i capi storici, elementi di vertice, luogotenenti e affiliati alle cosche della ‘ndrangheta De Stefano-Tegano e Libri. L’operazione denominata Malefix, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria Direzione distrettuale antimafia, è stata eseguita dalla squadra mobile della Questura reggina e dal Servizio centrale operativo con l’impiego di 200 agenti.

Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diverse estorsioni in danno di imprenditori e commercianti, detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 nella sala conferenze della Questura di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, del direttore centrale Anticrimine Francesco Messina, del questore di Reggio Calabria Maurizio Vallone e del direttore centrale operativo Fausto Lamparelli.

ARRESTI ANCHE IN ALTRE PARTI D’ITALIA

Coinvolte anche altre province italiane grazie al supporto delle Squadre mobili della polizia di Milano, Como, Napoli, Pesaro Urbino e Roma. Sono stati eseguiti numerosi arresti e perquisizioni.

SPUNTANO DISSIDI INTERNI A COSCHE REGGINE

Nel corso delle indagini scaturite nell’operazione Malefix coordinata della Dda di Reggio Calabria, attraverso il monitoraggio dei summit di ndrangheta, gli investigatori della polizia di Stato hanno ricostruito le dinamiche criminali che regolano il funzionamento del locale di Archi e il tentativo di scissione della famiglia facente capo a Luigi Molinetti dalla “casa madre” dei De Stefano, storicamente egemone anche nel centro della città di Reggio Calabria.

Le investigazioni hanno fatto emergere la volontà di Gino Molinetti e dei suoi figli di rendersi autonomi dai De Stefano a causa di una iniqua spartizione dei proventi estorsivi, nel mancato riconoscimento di avanzamenti gerarchici all’interno dell’organizzazione mafiosa, nella mancata elargizione di prebende che pretendevano in virtù degli anni di fedeltà e dedizione alla cosca, nell’avversione alle pretese espansionistiche dei Molinetti sul locale di Gallico. L’inchiesta della Dda di Reggio Calabria ha portato alla luce anche i forti attriti tra le cosche De Stefano-Tegano e Libri. Dalle indagini è emerso che ciascuna consorteria raccoglieva le estorsioni secondo prassi che non tenevano conto degli accordi in base ai quali i proventi dovevano essere divisi tra le cosche di riferimento sul territorio.

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