Minoli torna in tv con “Mixer – Vent’anni di televisione”

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ROMA (ITALPRESS) – A più di quarant’anni dall’esordio su Rai2 (era il 21 aprile 1980), torna in tv “Mixer”, lo storico rotocalco ideato e condotto da Giovanni Minoli che ha raccontato fino alla fine degli anni Novanta i 20 anni che hanno cambiato la storia del nostro Paese. Un ricordo per tutti, i “Faccia a faccia” di Minoli con i protagonisti del XX secolo, da Henry Kissinger al Dalai Lama, da Benjamin Netanyahu a Hans Küng, da Enrico Berlinguer a Giorgio Almirante, solo per citarne alcuni. Stavolta il titolo scelto da Minoli è “Mixer – Vent’anni di televisione”: andrà in onda su Rai3, in seconda serata, dal 12 gennaio e poi, dal 18 gennaio, anche il mercoledì alle 21.15 su Rai Storia.
«I nostri libri di storia si fermano molto presto, dobbiamo prenderci cura dei giovani e un modo per farlo è aiutarli a riflettere su qualcosa che siamo stati, che possiamo essere e dobbiamo essere. E dobbiamo farlo noi che siamo la Rai – dice Minoli – In tutti i lavori che ho fatto ho sempre privilegiato lo stare dalla parte del cittadino e non del consumatore. Noi che siamo in Rai non facciamo solo questo lavoro, dobbiamo avere una specie di vocazione per andare in direzione del pubblico che ci segue. La televisione è lo strumento più forte per aiutare il cittadino a crescere, non si può usarlo solo per convincerlo a comprare qualcosa, quello lo fa benissimo la tv commerciale».
Per l’occasione, Minoli ha scelto tra le oltre 500 puntate realizzate il materiale per realizzarne, con un nuovo montaggio e un differente intreccio narrativo, 20 sugli anni 80 e venti sugli anni 90: «Erano gli anni della speranza, del credere, non erano gli anni della Milano da bere, come dicevano, ma quelli del boom di un Paese che era diventato la quarta potenza industriale e culturale del mondo» osserva. Poi, anticipa che, nella prima puntata, vedremo tra gli altri Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Adriano Celentano e Gianni Morandi («Praticamente anticipiamo Sanremo perché abbiamo tuti i cantanti, influencer di sentimenti e di pensieri dell’epoca. Oggi gli influencer ti vendono solo un prodotto. Là dentro c’è anche una lezione su quello che si potrebbe fare in più e di diverso») e aggiunge: «I protagonisti di Mixer erano gli ospiti, non solo i miei ma anche quelli di Leo Benvenuti per il cinema, di Sandra Milo per lo spettacolo, di Gianni Minà per la musica. Nella prima puntata avremo anche Monica Vitti, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi».
Ancora Minoli: «C’è stata un’Italia che è pochissimo raccontata perché non siamo capaci di farlo. Noi lo faremo nella seconda serata del giovedì quando Raitre fa il 3% di ascolto medio. Se facciamo anche noi il 3% meritiamo di fare 150 mila puntate visto che costiamo poco perché è materiale di repertorio». Un materiale, sottolinea non senza una nota polemica, «che la Rai non sa usare. Abbiamo la memoria del Paese, è un materiale che stava chiuso nelle cineteche da 45 anni e che viene usato solo per i morti. L’idea del rotocalco non era venuta in mente a nessuno. Se non riusciamo a fare niente con questo materiale vuol dire che non abbiamo troppe idee».
Minoli ripercorre anche il suo lungo e a volte controverso rapporto con la Rai: «La mia vita in Rai è stata avanti e indietro. Hanno chiuso “Mixer” e hanno chiuso “La Storia siamo noi” nell’anno in cui avevamo vinto l’Oscar mondiale per il miglior progetto di divulgazione storica al mondo». Tra l’altro per “La Storia siamo noi” c’è anche un problema di diritti che ne blocca l’utilizzazione: «La Rai non mi ha fatto ancora una proposta per acquisire i miei diritti che sono molti. Sono premuto da network esterni e piattaforme che sono interessati, io vorrei che restasse in Rai però bisogna che la Rai si decida a farmi una proposta».
Tornando a “Mixer”, quel programma per Minoli «è stato un albero che ha dato tanti frutti: penso a Gabanelli, Sagramola, Giletti. Con me si sono formate tante persone non solo davanti alle telecamere ma anche dietro le telecamere». Rispetto al passato, però, qualcosa è cambiata se molti hanno la sensazione di una Rai meno libera: «La stupidità è diventata vincente. Una volta la Rai era pluralista, aveva il gusto del diverso. Andavamo in onda contemporaneamente io, Gad Lerner, Enzo Biagi, Michele Santoro, tutti con idee diverse, sensibilità diverse e ospiti diversi».
A chi gli chiede quale, fra i tanti che ha lanciato, potrebbe essere il suo erede, Minoli risponde: «Eredi? Non sono ancora morto! Però diciamo che tutti hanno fatto della grande televisione, un lavoro che merita». Poi conclude: «Attraverso il nuovo montaggio e la rilettura dei momenti chiave del programma abbiamo voluto far emergere la forza del format di “Mixer”, un rotocalco televisivo che era e resta un unicum, che dopo 40 anni conserva ancora la sua freschezza e modernità, oltre all’attualità dei grandi temi che ancora circondano la nostra realtà. Questa non è quindi una mera operazione nostalgica, sebbene il programma diventi necessariamente anche l’album della memoria di grandi, grandissimi del passato che se ne sono andati, in una sorta di “Techetechetè” della società e della cultura».
“Mixer – Vent’anni di televisione” è ideato e presentato da Giovanni Minoli e prodotto da Rai Cultura, in collaborazione con Radio Rai.
-foto agenziafotogramma.it-
(ITALPRESS)

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