Mettere sui social il QR-code del Green pass è pericoloso! L’allerta del Garante della privacy
Esibire sui social il QR-code del proprio Green pass è una “pessima idea”: con queste parole Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, mette in guardia da un uso a dir poco sconsiderato degli strumenti di comunicazione più moderni.
I QR-code, usati talvolta anche per sostituire i menù cartacei dei ristoranti, possono essere davvero una miniera di dati personali. Quello associato al Green pass, in particolare, contiene di fatto tutta la nostra storia sanitaria legata al Covid-19, oltre naturalmente ai nostri dati personali come nome, cognome, codice fiscale, etc..
Invece, da quando il Ministero della Salute ha iniziato a rilasciare la certificazione, questa è comparsa un po’ ovunque sul web, per opera di utenti “orgogliosi” di esibirla ma forse poco attenti.
Quel QR-code è una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri – tuona Scorza – Chi siamo, se e quando ci siamo vaccinati, quante dosi abbiamo fatto, il tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito e tanto di più.
Vogliamo davvero che potenzialmente tutto il mondo connesso ai social sappia tutto questo di noi?
#cosedagarante | Con l'arrivo del #greenpass, cominciano a comparire sui social le prime immagini di QR Code esibite da chi lo ha ricevuto. Farlo è una pessima idea e vi spiego il perchè.#SkyTG24 | la Repubblica | Il Fatto Quotidiano | AgendaDigitale.eu | #IstitutoItalianoperlaPrivacy | Wired Italia | #ItalianTech | #FabioPennetta | | #FabioChiusi | #ArturoDiCorinto | Riccardo Luna | #RaffaeleAngius | #CarolaFrediani | Matteo Flora | #LucaBolognini | #FedericoFerrazza | #AlessandroLongo |
Posted by Guido Scorza on Wednesday, June 23, 2021
Il QR-code in questione deve essere esclusivamente esibito alle forze dell’ordine e a chi è autorizzato dalla legge a chiedercelo per l’esercizio delle attività per le quali la legge ne prevede l’esibizione – continua l’esperto – e deve essere letto esclusivamente attraverso l’apposita APP di Governo che garantisce che il verificatore veda solo se abbiamo o non abbiamo il Green pass e non anche tutte le altre informazioni e, soprattutto, non conservi nulla.
E non è solo una questione di “privacy” in senso stretto, ovvero il problema non è solo che chiunque potrebbe sapere chi siamo e la nostra storia sanitaria legata al Covid. Il web infatti “non dimentica”: mettendo sui social il QR-code si lascia in giro per il web una scia di propri dati personali che potrebbero essere usati da chiunque per finalità non pulite (negare impieghi a chi non può ricevere la vaccinazione, per esempio, ma anche per truffe vere e proprie).
Siamo tutti avvisati – conclude Scorza – Resistiamo alla tentazione. Esibire la soddisfazione di avere il Green pass è davvero una pessima idea. Se proprio non sappiamo farne a meno, limitiamoci a condividere con il mondo la notizia, senza l’immagine dell’agognato QR-Code.
Fonti di riferimento: Garante per la protezione dei dati personali / Guido Scorza/Facebook
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