Mario Venuti torna con il nuovo album “Tra la carne e il cielo”
Tempo di Lettura: 2 minuti MILANO (ITALPRESS) – Non è un concept album “Tra la carne e il cielo”, l’undicesimo disco in studio di Mario Venuti, ma poco ci manca perchè, come rivela il cantautore siciliano, «inconsapevolmente nelle canzoni è venuto fuori, in maniera evidente, il dualismo vecchio quanto l’uomo tra vita terrena e tensione spirituale che, per quanto mi […]
MILANO (ITALPRESS) – Non è un concept album “Tra la carne e il cielo”, l’undicesimo disco in studio di Mario Venuti, ma poco ci manca perchè, come rivela il cantautore siciliano, «inconsapevolmente nelle canzoni è venuto fuori, in maniera evidente, il dualismo vecchio quanto l’uomo tra vita terrena e tensione spirituale che, per quanto mi riguarda, in questo momento è in perfetto equilibrio». Nei dodici nuovi brani di ‘Tra la carne e il cielò, Venuti affronta questo dualismo senza giri di parole in ‘Paradisò, ‘Segui i tuoi demonì, ‘Angelo negrò e ‘Abusandò, in cui parla degli abusi sessuali dei preti. «E’ la presa d’atto di un fenomeno che persiste e che papa Francesco si è reso disponibile a scoperchiare un pò», osserva Venuti che in questo nuovo lavoro plana su molti argomenti senza tener conto del politicamente corretto. «Anche in questo caso, la scelta del linguaggio non è stata intenzionale: scrivere canzoni non è un esercizio razionale ma un’interrogazione del subconscio», sottolinea l’autore di ‘Degradò, singolo di lancio dell’album ispirato a Catania, città in cui Venuti vive dai suoi 9 anni. «Le scene paradossali di qualche tempo fa dei cumuli di spazzatura fotografati dai turisti erano tragicomiche, soprattutto per il grado di autoassoluzione dei cittadini che si consolano con la retorica del sole, il mare e del buon cibo e usano l’ironia come arma di sopravvivenza», riflette Venuti che continua a vivere a Catania sfruttando egli stesso, «la capacità etnea di ridere su tutto, anche sul dramma». A giocare un ruolo fondamentale nelle riflessioni in musica di Venuti, che non ha paura di usare il termine negro («nella cultura brasiliana che amo tanto non è un’offesa»), è «la saggezza dell’età». La stessa che gli fa affrontare in ‘Ganimedè «le diverse facce dell’omosessualità: per alcuni rimane una pulsione che non è vissuta consapevolmente e quindi accettata. I comportamenti sfacciatamente omofobi destano sempre sospetti di un’omosessualità repressa. Credo che un eterosessuale sereno non abbia motivo di schierarsi contro i diritti della comunità LGBT+. Mi piace pensare alla Spagna, paese in cui la comunità eterosessuale ha sostenuto e favorito il processo per la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso».
Tra i brani di ‘Tra la carne e il cielò, scritti con Kaballà e prodotti quasi interamente da Tony Canto, c’è spazio per l’amore atavico di Venuti per il Brasile espresso in ‘Andiamo vià, versione italiana di ‘Voce nao entende nadà di Caetano Veloso: «Non è il classico pezzo brasiliano – osserva Venuti – ma una canzone più rockettara e blues scritta nel periodo della contestazione giovanile e fotografa bene il fenomeno hippy e la controcultura». Il disco sarà presentato quest’estate in un tour omonimo ancora in fase di preparazione: «Ho già formato la band per quello che sarà, come al solito, uno spettacolo controcorrente, diverso dal conformismo musicale e dalle mode del momento».
-foto ufficio stampa Mario Venuti-
(ITALPRESS)