L’eutanasia irrompe a Cannes con “Tout s’est bien passé” di Ozon

Condividi
Tempo di Lettura: 2 minuti

CANNES (ITALPRESS) – La vita, l’amore e la morte: nella seconda giornata del 74mo Festival di Cannes è ancora di scena la Francia. Questa volta tocca a François Ozon che con “Tout s’est bien passé” segue la traccia già altre volte percorsa nel suo cinema bello e intelligente. Il tema è l’eutanasia e lo spunto – letterario ed esistenziale – viene da Emmanuèle Bernheim. Morta nel 2017 per una malattia incurabile, questa scrittrice e sceneggiatrice aveva raccontato nel suo omonimo libro la sua esperienza col padre André, un noto collezionista d’arte, che in vecchiaia, ormai costretto a letto dalla malattia, le aveva chiesto di aiutarlo a farla finita. Il libro doveva in un primo momento esser trasposto da Alain Cavalier, amico di lunga data della Bernheim, ma quando anche lei era morta, il grande regista francese si era fermato e aveva trasformato il progetto in un meraviglioso documentario intitolato “Être vivant et le savoir”, che avevamo visto proprio qui a Cannes nel 2019.
Sul progetto ci è tornato ora Ozon, che pure era stato il primo a essere contattato per una trasposizione dalla Bernheim, ma che aveva desistito: “Ero certo ne sarebbe venuto un film bellissimo, ma era una storia troppo personale e in quel momento della mia vita non riuscivo a immaginare come farla mia”. Era il 2013, in una fase della carriera di Ozon in cui il regista si confrontava con storie dalla vitalità piena e problematica (film come “Nella casa”, “Giovane e bella”, “Una nuova amica”) e probabilmente solo dopo aver trovato gli strumenti d’analisi di questioni sociali problematiche (si pensi a quel film perfetto che è “Grazie a Dio”) si è sentito in grado di riprendere la proposta della Bernheim e trarre un film da “Tout s’est bien passé”.
Il film si basa sulla presenza di un grande attore come André Dussolier, che interpreta André, l’85enne padre di Emmanuèle, affidata a Sophie Marceau: l’uomo è improvvisamente ricoverato in ospedale, la fibra è forte ma il male diagnosticato è incurabile, e quando chiede alla figlia di aiutarlo a morire, per la donna è un colpo duro ma anche una chiamata di responsabilità che non se la sente di ignorare. Il film ruota attorno alla scelta che Emmanuèle e sua sorella fanno di aiutare il padre in questo suo estremo desiderio: i contatti con l’associazione svizzera che sostiene chi chiede l’eutanasia, l’organizzazione del viaggio, l’opposizione di altri familiari, i sospetti della polizia. Ozon come sempre costruisce una narrazione che sa essere tanto fluida quanto sensibile, emotiva ma anche lucida nella scansione problematica delle questioni che tratta. André Dussolier gli è di grande aiuto, ma il peso del film sta tutto sulle spalle di quella straordinaria attrice (ma anche regista) che è Sophie Marceau. È lei, nelle sue dichiarazioni, ha dire le parole più chiare sul tema centrale del film: “Penso che l’eutanasia sia una scelta individuale. Dobbiamo considerare più seriamente il desiderio di morire, è parte del nostro cammino di vita. Non dobbiamo abbandonare le persone proprio prima che muoiano. Questa storia mi ha mostrato come si può morire con dignità anche in un paese dove è ancora illegale”.
(ITALPRESS).


Loading

Lascia un commento