La sesta estinzione di massa sta per arrivare, nuovo allarme del professore del MIT

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Secondo il geofisico Daniel Rothman, la CO2 presente nell’atmosfera potrebbe spingere i nostri mari oltre un punto di non ritorno, innescando una cascata di eventi drammatici per gli ecosistemi globali di cui non riusciamo ancora ad immaginare la portata


Il nostro Pianeta, ormai ce ne siamo accorti, non gode di buona salute: incendi, inondazioni, siccità, aumento delle temperature fuori controllo stanno facendo estinguere specie di piante e animali e stanno distruggendo tutto quello che l’uomo ha costruito in millenni di storia sulla Terra. Ma gli effetti della crisi climatica potrebbero essere ancor più terribili di questi: secondo Daniel Rothman, professore di geofisica presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), siamo ad un passo dalla sesta estinzione di massa del Pianeta. L’incredibile quantità di diossido di carbonio rilasciata nell’atmosfera dalle attività umane potrebbe presto superare una soglia critica e provocare una drammatica serie di eventi catastrofici che non possiamo neanche immaginare.

Certamente non sappiamo cosa ci riserva il futuro, ma possiamo guardare alla storia e alle estinzioni di massa che sono avvenute nel passato: come spiega il professore, ognuno di questi grandi eventi storici è connesso a cambiamenti nel ciclo del carbonio o nella quantità di questo gas nell’ambiente – e possiamo dedurlo dalle tracce chimiche lasciate da questa sostanza nelle rocce antiche. Non tutti i cambiamenti nel ciclo del carbonio hanno provocato estinzioni di massa: cosa ha fatto la differenza nell’insorgenza o meno di questo fenomeno tanto estremo?

(Leggi anche: L’Amazzonia non è più in grado di assorbire CO2 dall’atmosfera)

Sappiamo che il carbonio è un elemento cruciale nei composti biologici e un componente importante in molti minerali; inoltre, è parte fondamentale del ciclo di fotosintesi che permette alle piante di sopravvivere. Livelli normali di questo composto, quindi, non solo non sono dannosi per il Pianeta, ma risultano addirittura necessari al suo benessere. Il problema sorge quando la CO2 presente nell’atmosfera supera i livelli “naturali”, per esempio a causa dell’inquinamento di matrice antropica: troppo carbonio negli oceani rende le acque troppo acide ed inospitali alla vita. Secondo il professore, quattro dei cinque eventi di estinzione di massa del passato sarebbero legati ad aumenti del tasso di carbonio nell’atmosfera terrestre. La differenza rispetto al passato è che ora i livelli di CO2 stanno aumentando ad un ritmo vertiginoso, molto più veloce rispetto a quanto si è sperimentato negli eventi geologici precedenti: questo ci porta ad un passo dall’estinzione.

Secondo uno studio pubblicato dallo stesso Rothman, la soglia critica per il carbonio nell’oceano è di circa 300 gigatonnellate in un secolo: se continuiamo a i ritmi di emissioni odierni, potremmo raggiungere fino a 500 gigatonnellate entro il 2100. Oltre alle emissioni di gas serra provocate certamente dall’uomo, una serie di cause diverse concorrono all’aumento del diossido di carbonio nell’atmosfera terrestre: ad esempio, molti animali marini formano conchiglie e scheletri usando il carbonio e quando muoiono le loro conchiglie rilasciano il carbonio di cui sono composte nell’oceano, contribuendo ulteriormente all’acidificazione dell’acqua.

Il passato così remoto è difficile da indagare, poiché non esistono fonti documentarie certe che descrivano cosa sia davvero accaduto; inoltre, estinzioni di specie (vegetali o animali) avvengono di continuo, anche nel nostro presente, con specie che si stanno estinguendo a causa dell’inquinamento e della perdita dell’habitat. Qualche scienziato sostiene che siamo già entrati in un evento di estinzione di massa, stavolta causato da noi – l’estinzione dell’Olocene: il tasso di mortalità è già di gran lunga superiore al tasso di estinzione naturale. Che fare dunque per provare a salvarci e a salvare al contempo la nostra “casa” Terra?

Dobbiamo limitare i modi in cui inquiniamo l’ambiente e dobbiamo trovare modi per diminuire la quantità di CO₂ che immettiamo nell’atmosfera – ammonisce Rothman. –Ovviamente lo sapevamo già, ma questo fornisce un altro tipo di motivo per farlo. Ci sono cose che potrebbero accadere che essenzialmente vanno oltre la nostra capacità di comprenderle

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Fonte: PNAS / Times of Israel

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