La proposta del Pd: lavorare meno, lavorare tutti… e guadagnare meno

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I dem rivisitano la storica proposta della sinistra che prevedeva la diminuzione dell'orario di lavoro a parità di salario Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – Lavorare meno, lavorare tutti, ma guadagnare meno. Il Pd rielabora un’ormai datata formula sulla proposta di riduzione dell’orario di lavoro. Se la storica misura, avanzata nel 1998 da Rifondazione Comunista, prevedeva la riduzione a 35 ore ma inderogabilmente a parita’ di salario, il Pd infrange il tabu e propone: lavorare meno, ma anche guadagnare meno.

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Non e’ la scoperta dell’acqua calda ma una misura al passo con la crisi innescata violentemente dal coronavirus, che oggettivamente produrra’ un calo della produzione. Cosi’ la proposta di legge depositata dai deputati Stefano Lepri, Maurizio Martina, Andrea Orlando, Debora Serracchiani, Chiara Gribaudo prevede “contratti stabili meno costosi fino a 30 ore settimanali, incentivi ai part-time volontari, penalizzazione fiscale delle ore di straordinario oltre una data soglia, part-time come prassi nel pubblico impiego”.

Si tratta di quattro proposte che possono portare 750 mila occupati in piu’ all’anno, ma anche una riduzione dei salari. Spiega Maurizio Martina: “Ci ispiriamo al modello tedesco, prevedendo non piu’ di 42 ore settimanali, straordinari inclusi. L’Italia ha un gap da colmare con la Germania: lavoriamo di piu’, 180 ore contro 160 al mese, ma con una produttivita’ piu’ bassa. Puntiamo a trasformare l’eccesso di straordinario in occupazione aggiuntiva“.

Lepri osserva: “Si parla molto di riduzione dell’orario si lavoro a parita’ di salario ma l’ipotesi non funziona, si perde competitivita’. Anche la Francia che aveva introdotto le 35 ore poi e’ tornata indietro. In attesa che il Pil riparta, non ci resta che fare fette piu’ piccole della torta che abbiamo, anziche’ lasciare le persone fuori dal mercato del lavoro a vivere di espedienti o di reddito di cittadinanza”.

Se tutte le aziende assumessero con le risorse che si libererebbero dal taglio delle ore, potrebbero esserci 750 mila nuovi occupati: 150 mila dalla defiscalizzazione dei contratti a 30 ore e del part-time volontario, 100 mila grazie alla “quota 30” nella Pubblica amministrazione e almeno 500 mila dal disincentivo delle ore di straordinario.

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La proposta si inserisce nel dibattito tra governo e industriali sulla rimodulazione dell’orario a parita’ di salario. La ministra Catalfo prevede di dare la possibilita’ alle imprese di trasformare un monte ore della produzione in ore di formazione pagate dallo stato. I lavoratori riceverebbero lo stesso salario. Ma Confindustria dice no e annuncia le barricate. Ora la proposta del Pd: lavori meno e guadagni meno, ma lavorano tutti. O almeno si spera.

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