La centrale nucleare di Zaporizhzhia è diversa da quella di Chernobyl e non dovremmo temere il peggio

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A Zaporizhzhia nessun reattore è stato colpito, ma la notizia di una possibile esplosione di quella centrale nucleare ieri ha fatto il giro del mondo e messo in campo allarmismi di ogni sorta. Ne abbiamo parlato con Alessandro Dodaro, Direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la sicurezza Nucleare ENEA, che ci ha rassicurato.


Non sono dunque stati intaccati né i 6 reattori, né le infrastrutture di supporto e di sicurezza necessarie al corretto esercizio dei reattori stessi ed alla gestione di potenziali incidenti. L’impianto, dunque, è integro, e si trova in condizioni di normale operatività, senza che sia stata compromessa alcuna delle sue funzioni, ci ha spiegato.

Di fatto, secondo quanto riporta il New York Times, che ha analizzato le immagini del rogo, l’incendio scatenato dai combattimenti vicino alla centrale ha danneggiato l’impianto di addestramento a circa 450 metri dal più prossimo dei 6 reattori.

In buona sostanza, dei sei reattori del sito cinque sono in modalità di sicurezza e, a differenza di Chernobyl, la tecnologia utilizzata a Zaporizhzhia è altra. Il reattore di Chernobyl faceva uso della grafite per tenere sotto controllo la reazione nucleare e il disastro fu causato proprio da un incendio di questo elemento.

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L’impianto di Zaporizhzhia, come ci ha chiarito lo stesso Dodaro, così come quelli degli altri stabilimenti principali dell’Ucraina (ricordatevi, di fatto, che l’Ucraina dipende quasi del tutto dall’energia nucleare e ha 4 centrali elettriche principali, con 15 reattori, che generano circa la metà della sua elettricità), ha reattori ad acqua pressurizzata, una tecnologia più moderna che non prevede il ricorso alla grafite.

Questo tipo di reattori ha nella parte centrale un recipiente in acciaio con pareti spesse 20 centimetri, progettato per resistere a terremoti e a incidenti aerei, anche se non specificamente a proiettili di artiglieria. Qui vi sono il combustibile nucleare e i prodotti radioattivi della reazione nucleare, mentre la nave interna è dentro un ulteriore edificio di contenimento in cemento armato e acciaio. Tutto questo rappresenta una forte protezione che Chernobyl non aveva.

Rimane però un’ultima considerazione: il principio riconosciuto a livello internazionale di garantire l’integrità fisica degli impianti nucleari civili è stato di fatto disatteso.

QUI trovi l’intervista completa ad Alessandro Dodaro.

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