Kris Van Assche: «Con Berluti progettiamo come ci vestiremo dopo la pandemia»

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Per la seconda stagione consecutiva Kris Van Assche presenta digitalmente la collezione che ha creato per Berluti, brand di cui è al timone da tre anni. «Quello che ora tutti i designer del mondo possono aggiungere ai loro CV è che hanno imparato ad essere molto flessibili nel cambiare rotta, per la presentazione di una collezione, anche nel giro di poche settimane». L'autunno-inverno 21/22, lanciata l'8 aprile con una performance artistica online a Parigi, e a Shanghai dal vivo, ha visto la collaborazione di Kris Van Assche con il video regista Antoine Asseraf e il consulente creativo Yoann Lemoine: è una collezione che affonda le radici nel periodo di confinamento globale che stiamo vivendo, ma che allo stesso tempo parla di rinascita e joie de vivre. «Tutti noi adesso abbiamo un estremo bisogno di energia positiva: dopo un anno e più passato in casa sicuramente diamo molto valore alla comodità, ma credo e spero che quando torneremo alla normalità avremo voglia di vestirci bene gli uni per gli altri, di sedurre ancora, di essere eleganti. La pandemia è stata chiaramente un punto di partenza: quando ho fatto i primi colloqui con il mio team ci siamo confrontati sul fatto che, lavorando da casa, stavamo tutti utilizzando abiti comodi tutto il giorno. Per me però era più utile focalizzarmi su quello che avremo indossato dopo la pandemia: ho mantenuto l’idea di comfort, ma unita alla speranza che le persone avranno di nuovo voglia e bisogno di indossare qualcosa di fancy».


Berluti Autunno-Inverno 2021 - Foto Valentin B. Giacobetti
Berluti Autunno-Inverno 2021 – Foto Valentin B. Giacobetti

Colore e arte sono i pilastri su cui si basa la collezione, che prende ispirazione dalle opere dell'artista contemporaneo Lev Keshin: i suoi key pieces sono grandi dipinti che ottiene sovrapponendo diversi strati di pittura e, nei punti in cui ne viene grattata via un pezzo, è ben visibile la stratificazione dei vari livelli materici. «La logica a strati è la stessa che guida il processo artigianale di Patina, quindi per me è stata una scelta abbastanza naturale». Le opere di Keshin sono state stampate su seta o lana, o replicate nei ricami in una maniera che ricorda da vicino la lavorazione signature di Berluti: Patina, che è il risultato della sovrapposizioni di diverse colorazioni e trattamenti della pelle sperimentata e perfezionata da Olga Berluti negli anni Ottanta ed è una lavorazione che oggi Kris Van Assche ha traslato dagli accessori ai completi sartoriali e alle giacche di pelle. «Quando sono entrato in Berluti tre anni fa la tecnica Patina era solo usata per gli accessori, non per il ready-to-wear: nella mia prima collezione per il brand abbiamo realizzato un Patina Suit, ed è stata una sfida enorme, ma ci siamo riusciti e ci ha insegnato moltissimo. Piano piano ci siamo resi conto come il concetto di stratificazione potesse essere applicato a moltissimi aspetti del nostro lavoro.

Per la seconda stagione consecutiva ha scelto un artista visivo come fonte di ispirazione…
«La manifattura ha continuamente bisogno di nuova energia, diventa noiosa altrimenti: provocando e scegliendo sempre nuovi artisti cerco di aggiungere nuovi tasselli al Dna del brand.
Questa operazione porta a una maniera del tutto nuova di guardare alle vecchie lavorazioni: per trovare le soluzioni giuste per trasferire le opere di un pittore o di uno scultore sugli abiti abbiamo imparato qualcosa di nuovo, aperto nuove strade per il futuro.»

L'arte di Lev Keshin presenta delle similitudini con Brian Rochefort, protagonista della scorsa stagione, non trova?
«Filosoficamente sì: entrambi lavorano con gli strati, proprio come Patina. La loro è stata una scelta organica con il percorso del brand. Poi con gli artisti funziona così: o ti innamori di loro o non succede. Il punto è che lavorare con l'opera di entrambi mi ha portato ad essere un creativo migliore. L'arte di Keshin è estremamente fisica, tattile, credo che sia quello di cui c'è bisogno in questo momento: la necessità di tornare ad essere fisici si può tradurre in pittura, ma anche attraverso il ready-to-wear e gli accessori.»

Kris Van Assche, designer belga alla guida creativa di Berluti dal 2018 - Foto Louis Canadas
Kris Van Assche, designer belga alla guida creativa di Berluti dal 2018 – Foto Louis Canadas

Oggi come oggi la moda ha più bisogno di stimoli esterni?
«Come creativo prendi ispirazione dalle cose che vivi. Se non puoi andare nelle gallerie, non puoi andare al cinema, non puoi andare fuori, inevitabilmente l’ispirazione viene da casa tua. Nel caso di Rochefort avevo una sua opera nel mio appartamento, Keshin è più frutto di una ricerca.».

La pandemia che imprinting ha dato alla collezione?
«Le radici di questa collezione sono profondamente radicate nel presente e nella situazione che stiamo vivendo. Non possiamo pretendere di vivere in una bolla, e trattare la moda come qualcosa di scollegato dalla realtà: le nostre vite sono cambiate e per forza di cose anche i prodotti di cui abbiamo bisogno. Nel video ho voluto insistere molto su questo concetto. Volevo che fosse in grado di raccontare gli effetti del distanziamento sociale, delle regole, dell’impossibilità di attraversare i confini nazionali. Oggi come oggi la nostra vita è fatta di linee che non possiamo attraversare, anche quando vai dal panettiere. Le regole sono diventate una realtà e lo short movie di lancio della collezione è un’espressione della voglia di evadere da queste rigidità: ritrovare la voglia di andare fuori, di vedere gli amici. Spero che per quando la collezione sarà nei negozi quello che adesso è un desiderio possa essere una realtà. ».

Berluti Autunno-Inverno 2021 - Foto Valentin B. Giacobetti
Berluti Autunno-Inverno 2021 – Foto Valentin B. Giacobetti

A livello di prodotti questo come si traduce?
«Per esempio nelle suole extralarge: sono fatte per camminare, per essere portate in giro per tutta la città. Ma anche nel tailoring in versione super comoda: uno dei key pieces è un completo di lana senza cuciture che ha una silhouette elegantissima, ma la sensazione che si ha indossandolo è quella di mettersi addosso una coperta di cashmere.».

La scorsa stagione credevamo che le presentazioni in digitale fossero un esperimento transitorio, ormai stanno diventando una realtà consolidata. Torneremo a sfilare dal vivo?
«Spero vivamente di sì. Credo che il digitale sia un grosso rischio per il lusso. Senza toccare, o vedere da vicino per rendersi conto della qualità, agli occhi del consumatore la differenza tra lusso e mass market si sta assottigliando sempre più. Per questo, a Shanghai, la collezione sfilerà anche dal vivo.».

Berluti Autunno-Inverno 2021 - Foto Valentin B. Giacobetti
Berluti Autunno-Inverno 2021 – Foto Valentin B. Giacobetti

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