Juve-Napoli: la partita che non c’è stata e di cui tutti parlano

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Oggi, come il lunedì vuole, il pallone riempie le prime – come le seconde e, a seguire, diverse altre – pagine dei giornali. Sarà assegnato il 3-0 a tavolino ai bianconeri? Chissà

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NAPOLI – “Pensiamo alla scuola e non al calcio” le parole del ministro della Salute Roberto Speranza a chi ieri gli chiedeva di pronunciarsi sul caso/caos Juve-Napoli. Ma oggi, come il lunedì vuole, il pallone riempie le prime – come le seconde e, a seguire, diverse altre – pagine dei giornali. Sarà assegnato il 3-0 a tavolino ai bianconeri? Chissà. Vincerà su tutto la disposizione delle Asl Napoli 1 e Napoli 2 per cui non sussistevano le condizioni per consentire “lo spostamento in piena sicurezza dei contatti stretti”, ritenendo per contatti stretti tutta la rosa di giocatori che si è allenata insieme a Zielinski e Elmas, due dei positivi del Napoli? Chissà. Di certo nel pomeriggio il ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora incontrerà separatamente Paolo Dal Pino, presidente della lega Serie A, e Gabriele Gravina, presidente della Figc.

Per la partita che “non c’è stata”, intanto, ieri a Napoli sono spuntati striscioni che denunciano l’inequivocabile mal contento dei tifosi azzurri per un eventuale risultato assegnato a tavolino. Si va da “il peggior virus si chiama Juventus… 20:45 amuchina su Torino” affisso all’esterno della Curva B dello stadio San Paolo, a “Figc serva del padrone” esposto sulla Galleria Vittoria. Ed in Rete è un pullulare si commenti di tifosi e addetti ai lavori. Uno su tutti quello del giornalista Paolo Condò che, a proposito della vicenda, ha detto “se l’ultima parola spetta alle Asl, occorre discutere un nuovo protocollo senza dimenticare che il campionato di calcio è una competizione nazionale, quindi deve essere soggetta a organi Nazionali”.

Juve-Napoli, da sfida sempre caratterizzata da un agonismo fra tifoserie prima che in campo, è quindi oggi una fattispecie utile a fare ordine in un campionato in bilico fra ciò che si può, ciò che si deve e ciò che conta in senso munifico. Ed è anche l’ultima frontiera dell’immaginazione con uno stadio senza tifosi né squadre dove si sente l’eco del triplice fischio finale.

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