Intitolata a Sergio Zavoli la sala degli Arazzi in viale Mazzini

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Tempo di Lettura: < 1 minuto ROMA (ITALPRESS) – “Quella di Sergio è stata una vita lunga, piena e felice. Non avrebbe potuto desiderare di più. Cultura, passone, rigore, spirito di servizio e un’idea etica dell’informazione. La tv per lui era un mezzo straordinario di promozione della crescita culturale della società”. Nelle parole della moglie Alessandra, il ricordo di Sergio Zavoli, […]

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ROMA (ITALPRESS) – “Quella di Sergio è stata una vita lunga, piena e felice. Non avrebbe potuto desiderare di più. Cultura, passone, rigore, spirito di servizio e un’idea etica dell’informazione. La tv per lui era un mezzo straordinario di promozione della crescita culturale della società”. Nelle parole della moglie Alessandra, il ricordo di Sergio Zavoli, grande figura di riferimento del giornalismo italiano e della Rai, di cui è stato anche Presidente. A lui – in occasione del centesimo anniversario della nascita – è stata intitolata la Sala degli Arazzi, in viale Mazzini a Roma, in una cerimonia alla quale hanno preso parte la stessa Alessandra Zavoli, la figlia Valentina e la Presidente Rai Marinella Soldi.
“Papà – ha detto la figlia Valentina – amava dire che la cultura è quel bene dell’umanità che quando si moltiplica accresce il suo lavoro. Lui ha sempre dato voce a chi non l’aveva, cercando di separare i fatti e le opinioni. Quando si passerà da questa sala si rinnoverà quel patto”. Un’attività e un esempio che – ha sottolineato la Presidente Soldi – sono inscindibilmente legati alla essenza del servizio pubblico: “Rilevanza, qualità, credibilità, innovazione: queste parole chiave del servizio pubblico – ha ricordato Soldi – sono nel cuore di tutto ciò che Zavoli ha fatto per la televisione e la radio. La grande curiosità, l’apertura al mondo, il rifiuto delle spiegazioni superficiali lo hanno portato ad indagare luoghi, eventi e situazioni poco illuminati o critici del nostro Paese e della nostra storia: dai conventi di clausura ai manicomi, dalla dittatura fascista agli anni di piombo. Sempre dalla parte del pubblico, senza protagonismo. Forte di una cultura profonda, ma capace di farsi comprendere da chiunque”.
-foto ufficio stampa Rai-
(ITALPRESS).


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