Guerra in Ucraina e crisi climatica: la lucidissima analisi di Noam Chomsky che tutti dovrebbero leggere

Condividi
Tempo di Lettura: 3 minuti

Se l’invasione ordinata da Putin ai danni dell’Ucraina è da condannare, Noam Chomsky offre una lettura più ampia di questa guerra che da 30 giorni sta sfibrano gli ucraini e ha prodotto oltre 2 milioni di profughi che cercano una salvezza lontano dalle bombe:


“dovremmo fare tutto il possibile per offrire un sostegno significativo a coloro che difendono valorosamente la loro patria contro crudeli aggressori, a coloro che fuggono dagli orrori, e alle migliaia di russi coraggiosi che si oppongono pubblicamente al crimine del loro Stato (…) E dovremmo anche cercare di trovare il modo di aiutare una categoria molto più ampia di vittime: l’insieme della vita sulla Terra.

Emergenze e autosufficienza della transizione ecologica

Dopo i primi giorni di questa aggressione armata sono saltate subito agli occhi le prime conseguenze globali sul livello pratico: i mercati sono impazziti, la speculazione nel settore dei carburanti ha fatto schizzare alle stelle il prezzo di gasolio e benzina, il prezzo degli alimenti è iniziato a salire e il rischio di approvvigionamenti per il prossimo inverno sono argomenti di discussione e confronti tra associazioni di categoria e governanti a livello nazionale e comunitario. La necessità di una veloce e efficace transizione ecologica è balzata in testa ai bisogni dei vari Paesi assieme alla corsa all’autosufficienza. O almeno alla non totale dipendenza da un singolo Paese. Passaggi fondamentali ma non privi di difficoltà poiché sono costosi. Per usare ancora le parole di Chomsky:

” tutte le grandi potenze, anzi tutti noi, dobbiamo lavorare insieme per controllare il grande flagello della distruzione ambientale che sta già esigendo un tributo gravoso, presto destinato a peggiorare considerevolmente, a meno che non vengano intrapresi rapidamente grandi sforzi.

Riscaldamento e l’utilizzo dei combustibili fossili

L’emergenza ha fatto tornare in auge l’idea di non sbarazzarsi più dei combustibili fossili ma di continuare a usarli, come prima soluzione emergenziale, perché lo scoppio della guerra ha allineato tutti i Paesi sulla necessità e sul ritardo verso la transizione ecologica come da anni viene sottolineato in più e più occasioni.

“I paesi potrebbero essere così consumati dall’immediato divario di approvvigionamento di combustibili fossili da trascurare o mettere in ginocchio le politiche per ridurre l’uso di combustibili fossili … Questa è una follia.

A dichiararlo è il segretario Generale dell’Onu António Guterres in occasione di un recente panel organizzato dall’Economist. Questa guerra, oltre all’orrore che porta sul piano umano e umanitario, ha evidenziato come il ritardo nel contrasto al riscaldamento globale oggi potrebbe rendere ancora più complesso l’obiettivo di limitare le temperature globali a 1,5 °C sopra i livelli preindustriali come fissato durante la COP26 di pochi mesi fa.

L’interdipendenza tra clima, ecosistema, biodiversità, società dell’uomo moderno

A dare forza alle dichiarazioni di Guterres c’è anche il corposo studio prodotto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che ha stilato il rapporto dal titolo Cambiamenti climatici 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità che riconosce l’interdipendenza tra clima, ecosistemi, biodiversità, e le società umane. La valutazione degli impatti e dei rischi del cambiamento climatico è contrapposta alle tendenze globali che si sviluppano contemporaneamente, delle vere e proprie minacce, come la perdita di biodiversità e consumo definito “insostenibile” delle risorse naturali che comporta e comporterà cambiamenti demografici, disuguaglianze sociali ed economiche.

L’acqua una risorsa che potrebbe venire a mancare molto presto

Uno studio pubblicato su Nature Climate Change riporta come vaste aree dell’Europa settentrionale e della Siberia occidentale (circa il 75%) potrebbero diventare “climaticamente inadatte”. Ma uno degli elementi che potrebbe diventare particolarmente prezioso per la sua crescente scarsità è l’acqua potabile e il cambiamento climatico potrebbe indurre il maturare di conflitti vasti per accaparrarsi quante più quote possibili di un bene universale. Dal 2020 l’acqua dolce è quotata in borsa con un titolo ad hoc che permette di acquistare, in California, dei features in modo da assicurarsi questo bene in domani, quando sarà scarso.

Water Conflict, è già una realtà

In alcune aree del mondo non piove da tempo immemore, le terre diventano inospitali e questo potrebbe produrre esodi di grandi dimensioni per la sopravvivenza. In altre ancora l’acqua è già diventato un asset da colpire per impoverire il nemico. Basta andare sulla piattaforma Water Conflict Chronolgy per avere un quadro della situazione. Non solo i conflitti per l’acqua sono una roba antica come il mondo ma dall’inizio del 2022 sono almeno tre i contesti in cui si sono verificati: alcuni aerei russi hanno aerei da guerra attaccato una stazione idrica vicino a Idlib in Siria; in Mali delle milizie hanno attaccato dei villaggi distruggendo le infrastrutture legate all’approvvigionamento dell’acqua; una cisterna d’acqua è stata attaccata dalle milizie di Al Shabaab in Somalia, uccidendo e ferendo le persone che hanno incontrato sul sito.

L’acqua è il nuovo oro blu e la stiamo dispendendo. Ma stiamo già pagando il prezzo del ritardo in materia di cambiamento climatico a livello più generale e non si può continuare a far finta di niente come ancora Chomsky puntualizza:

Una congiuntura più grottesca potrebbe difficilmente essere escogitata da un demone malevolo. Non può essere ignorata. Ogni momento conta.

Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: Truthout.org; Water Conflict Chronology; Rapporto IPCC; Nature climate change

Leggi anche:

Loading

Lascia un commento