Greenwashing: studio inchioda le lobby petrolifere, tante chiacchiere e nulla di fatto

Condividi
Tempo di Lettura: 3 minuti

Le grandi compagnie del petrolio parlano sempre più spesso di clima, di energia verde e rispetto dell’ambiente. Ma nella stragrande maggioranza dei casi è tutta fuffa. In altre parole greenwashing. L’impegno in difesa del Pianeta è rimasto solo sulla carta, senza trasformarsi in azioni concrete. A denunciarlo è un recente studio giapponese pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos One. La ricerca si è focalizzata su alcune delle più importanti multinazionali petrolifere: le europee BP e Shell e le statunitensi Chevron e ExxonMobil, responsabili di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra degli ultimi 50 anni.


I dettagli della ricerca

Per confermare la mancanza di coerenza tra parole e fatti i ricercatori giapponesi hanno individuato 39 parole chiave nei documenti annuali pubblicati dalle aziende in un periodo compreso tra il 2009 e 2020. Questi termini sono stati poi suddivisi in quattro categorie: transizione, emissioni, cambiamenti climatici ed energie pulite.

greenwashing petrolio

@PLOS ONE

Per quanto riguarda Shell, una delle primi colossi del petrolio che ha annunciato di volere combattere la crisi climatica, le parole più usate nei suoi report sono “energia a bassa emissione di carbonio, “energia rinnovabile” ed “energia pulita”. Qualche anno fa Shell aveva promesso di investire circa l’1% in energia pulita, ma non ha mantenuto la promessa.

Discorso simile per BP, le cui parole chiave prese in esame dallo studio sono state molto ricorrenti soprattutto nel 2019.

BP ha aumentato l’uso delle parole rientranti nella categoria “cambiamenti climatici” da 22 a 326 nel periodo 2009–2020. – spiegano gli studiosi – Anche la categoria “transizione” è aumentata notevolmente nel periodo di studio, da 50 a 418, riflettendo una maggiore discussione su un modello di business a basse emissioni di carbonio. Nel 2009 il CEO considerava BP una “compagnia petrolifera”, mentre nel 2021 BP sosteneva la trasformazione in una “compagnia energetica integrata” e si impegnava a passare a emissioni nette zero.

Nello specifico la multinazionale europea aveva annunciato che avrebbe destinato 1,6 miliardi di euro nel 2020 a favore di una produzione di energia green, ma si è fermata a quota 750 milioni. Quindi l’obiettivo di riuscire a destinare 5 miliardi entro i prossimi 8 anni appare piuttosto utopistico.

Chevron, invece, è l’unica major del petrolio in cui le parole connesse alla tutela dell’ambiente e all’energia pulita sono meno ricorrenti.

“La parola “clima” è stata menzionata solo 45 volte per l’intero periodo di studio e mancava nelle relazioni annuali del 2009-2011, a fronte delle 171 menzioni di BP nel solo 2020″ si legge nello studio.

Infine, per quanto concerne ExxonMobil, i termini chiave legati al clima sono andati ad aumentare soltanto a partire dal 2014. E mentre le altre compagnie pubblicano dei report completi ogni anno, quest’azienda ha presentato solo dei riepiloghi (fatta eccezione per il 2020)

Considerando che l’utilizzo totale delle parole chiave normalizzate diminuisce notevolmente nel 2020 (quando era disponibile un rapporto completo), per gli altri anni i risultati sembrano essere gonfiati dalla brevità dei riepiloghi dei rapporti annuali. – sottolineano i ricercatori –A parte ciò, i risultati di ExxonMobil mostrano un aumento del discorso sulle “emissioni” e sull’energia “a basse emissioni di carbonio”. Ma la bassa frequenza delle menzioni di parole chiave nelle categorie “cambiamento climatico” e “transizione” riflette una scarsa attenzione a questi problemi.

La transizione energetica resta un miraggio

La ricerca giapponese si è poi soffermata su diversi casi di pubblicità ingannevole: in troppi casi le compagnie petrolifere spacciano per green gas e combustili fossili. E nonostante parlino sempre più spesso di “energia pulita e amica dell’ambiente” in realtà non hanno mai presentato una roadmap chiara sui passi concreti da compiere a favore della transizione ecologica.

Ancora una volta, nessuna major ha proposto una tabella di marcia integrata e concreta per ottenere queste riduzioni delle emissioni – concludono i ricercatori giapponesi – È interessante notare che, nonostante le crescenti aspettative in tutto il settore di eliminare completamente tutte le emissioni di metano dalla produzione, tali impegni non sono stati osservati. nTutte e quattro le major sono rimaste in ritardo nella divulgazione completa delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai prodotti combustibili fossili prodotti e venduti.

Insomma, dalle lobby del petrolio tanti bla bla bla. E pochi – pochissimi – fatti…

Fonte: PLOS ONE

Leggi anche:

Loading

Lascia un commento