Crisi climatica: le inondazioni minacceranno milioni di persone e ci costeranno 14 trilioni di dollari

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La crisi climatica potrebbe portare a eventi estremi sempre peggiori, inaugurando così una nuova era caratterizzata da catastrofi che porteranno sofferenze e gravi crisi economiche.


Una tra le conseguenze più preoccupanti riguarda la perdita delle aree costiere: a causa di inondazioni, tempeste e maree, le coste potrebbero diventare luoghi molto pericolosi in cui vivere.

Secondo un nuovo studio, portato avanti dall’Università di Melbourne in collaborazione con diverse Università europee e pubblicato su Scientific Reports, da qui al 2100 gli eventi meteo estremi saranno 10 volte più frequenti.

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Circa 287 milioni di persone, entro i prossimi 80 anni, potrebbero essere esposte ai rischi connessi a inondazioni, eventi meteo estremi, innalzamento del livello del mare ed erosione delle coste. I fenomeni non riguarderebbero solo chi vive nelle zone costiere ma anche chi abita nell’entroterra.

Il danno economico derivante da tali eventi climatici potrebbe raggiungere i 14 trilioni di dollari, cioè 14 miliardi di miliardi. Una cifra incredibile che ridurrebbe del 20% del prodotto interno lordo globale.

Tra le aree più vulnerabili alle alluvioni e alle conseguenze economiche degli eventi meteo estremi, lo studio ha individuato le coste dell’Europa nord-occidentale, la costa orientale degli Stati Uniti e le aree costiere indiane nella zona del Golfo del Bengala.

Per limitare le conseguenze del riscaldamento globale, i ricercatori hanno sottolineato la necessità urgente di tagliare le emissioni ma secondo Michael Oppenheimer, scienziato del clima della Princeton University che non ha partecipato allo studio, il Pianeta si è riscaldato oltre i limiti.

Secondo Oppenheimer, inizieremo a vedere i terribili effetti del riscaldamento globale sulle aree costiere già a partire dal 2050, a prescindere da qualunque azione per ridurre le emissioni.

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Non resta quindi che iniziare a prepararci da ora elaborando strategie per affrontare le conseguenze dei nostri comportamenti e a gestire i danni, anche economici, che deriveranno dal riscaldamento globale.

Fonti di riferimento: Nature/New York times

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