Covid, dopo il vaccino si può ancora essere fonte di contagio? La risposta arriva dagli Stati Uniti

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I vaccinati non solo non si ammalano, ma non trasmettono nemmeno l'infezione da Covid: così rivelano dati empirici raccolti sul campo dai Centers for Disease Control and Prevention, l'agenzia federale sanitaria degli Stati Uniti, diffusi in uno studio che mostra che le persone vaccinate non trasmettono la malattia. Lo studio Cdc evidenzia la capacità dei vaccini anti-Covid di fornire una doppia protezione. Oltre a difendere la persona vaccinata dallo sviluppo di forme gravi della malattia Covid, il vaccino è in grado di interrompere la catena dei contagi: in base ai dati raccolti dall'ente federale americano, infatti, si è osservato che il rischio di contrarre l'infezione, nella popolazione sottoposta a vaccino di tipo mRna, come quelli Pfizer e Moderna, risulta ridotta del 90% dopo due dosi, e già dell'80% anche dopo la singola dose.


Lo studio americano

Lo studio è stato condotto dai centri federali su 3950 medici e infermieri vaccinati, in 8 località americane nel periodo di tempo tra il 14 dicembre 2020 e il 13 marzo 2021: questi professionisti sono stati continuamente testati ogni settimana, al di là della manifestazione di sintomi o meno, come controllo di routine per il personale sanitario. È così risultato un tasso di immunizzazione del 90% (0,04% infezioni su 1000 persone) per quanti avevano ricevuto la doppia dose e dell'80% (0,19 infezioni/1000) per l'immunizzazione parziale (singola dose).

Inoltre i ricercatori, di cui il primo firmatario è il dr. Mark Thompson, rilevano che i vaccini possono ridurre il rischio di trasmissione dell'infezione, il che è particolarmente importante per il personale sanitario e nei casi di portatori asintomatici, spezzando appunto la catena dei contagi. Servono circa due settimane dopo la somministrazione di ciascuna dose di vaccino per sviluppare anticorpi protettivi. Questi anticorpi (e in tempi successivi la risposta immunitaria mediata per via cellulare) impediscono al virus di agganciarsi alle cellule, infettarle e moltiplicarsi, pertanto difendono organi e apparati, e al tempo stesso impediscono al coronavirus di passare da un ospite all’altro.

Perché è un'ottima notizia

Si tratta di osservazioni fatte sul campo, dalle quali emerge che grazie al vaccino si spezza l’effetto domino del passaggio dell’agente infettivo da un soggetto infettato a un altro, meccanismo che perpetua la pandemia. Lo studio, rilevano gli autori, conferma l'elevata efficacia dei vaccini nel “mondo reale”, con risultati simili a quelli osservati nella Fase 3 della sperimentazione e di altre recenti stime sull'efficacia dei vaccini mRna approvati e utilizzati nella campagna di vaccinazione in corso.

L'efficacia nel prevenire lo sviluppo di sintomi Covid da parte dei vaccini è dimostrata da trials clinici e ormai da milioni di somministrazioni effettuate. Ciò che restava ancora da capire era se i vaccini avessero la capacità cosiddetta di immunità sterilizzante, ovvero non solo quella di bloccare il decorso della malattia, ma anche di bloccare la trasmissione virale. Quindi, bloccare la capacità di un individuo asintomatico (perché vaccinato) ma positivo di diffondere il virus. In ottica virologica significa che i vaccini bloccano nella maggior parte dei casi l'infezione, e coloro i quali non vengono infettati non possono a loro volta infettare. Bisognerà poi verificare se l'efficacia sia la medesima anche con tutte le varianti del virus, ma questa notizia resta comunque molto positiva.

Gli altri studi sul tema

La Fondazione Veronesi cita sul suo sito due altri recenti studi: uno pubblicato nelle scorse settimane sul New England Journal of Medicine che ha riportato il vaccino Pfizer-BioNTech si è dimostrato efficace nell'evitare l'infezione nel 92% dei casi; e l'altro appena pubblicato su Nature Medicine, realizzato in Israele dai ricercatori dell'Israel Institute of Technology di Haifa che hanno dimostrato che, anche in caso di infezione, in un individuo vaccinato la carica virale rilevata è estremamente bassa, caratteristica che potrebbe essere associata a una scarsa capacità, da parte della persona positiva, di infettare altre persone. In sintesi, questi dati recenti indicano che i vaccini a mRNA contro il Covid-19 sono estremamente efficaci nell'evitare lo sviluppo dei sintomi e bloccano la trasmissione del virus.

I dati americani raccolti dai Cdc – seppure gli stessi autori dello studio precisino vi siano limitazioni derivanti da un perimetro di osservazioni empiriche – vanno a estendere quanto rilevato da altri studi, «dimostrando i benefici preventivi dell'attuale campagna vaccinale». Del resto, nelle linee guida anti-Covid aggiornate dai Cdc in vista dell'imminente e sentita festività di Pasqua, l'ente federale ha confermato che le persone pienamente vaccinate possono riunirsi senza mascherina. Infine, una dimostrazione che si stia spezzando la catena dei contagi man mano che i vaccini inducono la protezione immunitaria proviene dalla Gran Bretagna dove la campagna è in fase avanzata con 30,9 milioni di persone alle quali è stata inoculata almeno la prima dose: nell'ultima settimana il numero dei casi Covid è crollato del 28% e nel Regno Unito ormai il tasso dei casi è in assoluto fra i più bassi d'Europa (73 casi su 1 milione).

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