Covid-19, la carenza di vitamina D può aggravare i sintomi della malattia. Lo studio
La carenza di vitamina D può contribuire ad aggravare i sintomi del Covid-19, peggiorando il quadro clinico. Lo conferma un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Respiratory Research, a cui hanno collaborato diverse istituzioni tra cui l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
“Nella nostra indagine abbiamo correlato, per la prima volta, i livelli plasmatici di VitD a quelli di diversi marcatori (di infiammazione, di danno cellulare e coagulazione) e ai risultati radiologici tramite TAC durante il ricovero per COVID-19 – spiega Francesco Facchiano, ricercatore dell’ISS, coautore dello studio – e abbiamo osservato che i pazienti con bassi livelli plasmatici di VitD, indipendentemente dall’età, mostravano una significativa compromissione di tali valori, vale a dire risposte infiammatorie alterate e un maggiore coinvolgimento polmonare”.
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I risultati dello studio
Gli studiosi hanno preso in considerazione 52 pazienti (27 di sesso femminile e 25 di sesso maschile) affetti da infezione da Covid-19, con coinvolgimento polmonare. Nell’80% dei casi, i pazienti presentavano una carenza importante di vitamina D (con livelli plasmatici di VitD molto bassi, sotto 10 ng/ml).
“Anche se gli effetti in vivo della VitD non sono completamente compresi, una serie di osservazioni sottolineano il ruolo della VitD nello sviluppo delle malattie polmonari. – spiegano gli autori della ricerca – La sua insufficienza è stata collegata alle infezioni virali del tratto respiratorio inferiore e all’esacerbazione delle malattie polmonari ostruttive croniche e dell’asma. Inoltre, i soggetti con bassi livelli di VitD al momento del test COVID-19 erano a più alto rischio di essere positivi al COVID-19 rispetto ai soggetti con sufficiente stato di VitD”.
©Jarun Ontakrai/Shutterstock
Nonostante i risultati emersi dall’indagine, gli esperti preferiscono non sbilanciarsi e annunciano che occorrono altre verifiche sulla correlazione tra carenza di vitamina D e il coronavirus:
“L’effetto della carenza di VitD nella progressione del COVID-19 o nella gravità della malattia è ancora da valutare. I nostri dati sottolineano una relazione tra i livelli plasmatici di VitD e diversi marcatori di malattia. Al momento è difficile sostenere se l’integrazione di VitD possa svolgere un ruolo nel combattere la gravità della malattia e ridurre la sua mortalità, ma può essere una raccomandazione utile e sicura per quasi tutti i pazienti”.
La vitamina D si rivela (ancora una volta) preziosa per la salute
Lo scorso autunno anche uno studio spagnolo, condotto dai ricercatori dell’Ospedale Universitario Marqués de Valdecilla, aveva affrontato il ruolo della vitamina D in fase preventiva e nel trattamento del Covid-19. Valutando i livelli di vitamina D nel sangue, gli esperti avevano evidenziato che oltre l’80% dei pazienti ricoverati per Covid presentava una carenza di vitamina D, rispetto al 47% delle persone sane. Ma gli studi sulla correlazione tra coronavirus e vitamina D sono davvero numerosi, così come gli interventi degli esperti sulla questione.
Ancora una volta, dunque, questa vitamina liposolubile si rivela una preziosa alleata della nostra salute. E se fino a qualche tempo fa era poco conosciuta ai più, la diffusione del Covid-19 ha acceso i riflettori sulla vitamina D, fondamentale per le ossa, ma anche per il sistema muscolare e immunitario. La carenza di questa vitamina non andrebbe mai sottovalutata, a partire dall’infanzia. Le conseguenze possono essere davvero pesanti: tra queste troviamo il rachitismo, l’osteoporosi e diversi disturbi psicologici.
Fonte: Respiratory Research/Istituto Superiore di Sanità
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