Coraggio, è ora di un’assemblea nazionale tra militanti Pd e M5S

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L'editoriale del direttore Nico Perrone per Direoggi

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ROMA – Da una parte si guarda con sospetto quello che fa l’altro, con il presidente del Consiglio che sta in mezzo, e che appena si muove viene stoppato. Quanto può reggere una situazione del genere? Vero che nessuno crede alla possibilità di elezioni anticipate, visto che ormai tutti i parlamentari sono saldati alla rispettiva poltrona, che molleranno solo a fine legislatura (e che in tanti non rivedranno più).

Che fare? «Noi del Pd – dice una fonte altolocata- siamo gli unici a proporre qualcosa, a prendere l’iniziativa. Ma che possiamo fare se il M5S è fermo, non riesce nemmeno a decidere che fare domani o come eleggere il nuovo capo politico? Noi certamente non ci andiamo a mischiare nelle loro cose…».

E sentendo dentro al M5S ci si imbatte sulle stesse preoccupazioni. Se non ora, quando? Lo sanno tutti, con le risorse che arriveranno dall’Europa, l’Italia si gioca il suo futuro. Lo ‘stallo operoso’ a livello politico non è più possibile, bisogna mettere la testa, e il cuore, oltre alle rispettive porte. Per questo, magari partendo da uno o due temi su valori comuni, sarebbe atto coraggioso ma innovativo arrivare ad un’assemblea, convegno, incontro… chiamatelo come vi pare, per mettere faccia a faccia le persone che finora si guardano in cagnesco, vedere se dalla base è possibile far arrivare prese di posizione condivise utili a rafforzare l’alleanza di governo.

Per quanto riguarda la politica nazionale, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha deciso di traslocare con tutto il suo gruppo parlamentare a Catania in vista del processo che lo vede sul banco degli imputati. Pressione sui giudici? Tutti giurano di no, che si parlerà di politica, ci saranno incontri su questo o quel tema, ma ci sarà comunque battaglia e campagna elettorale, urla e strepiti a due passi dal Tribunale.

Nel Pd, intanto, il segretario Nicola Zingaretti rilancia il tema delle riforme necessarie per avere istituzioni più efficienti per quando si tornerà a votare. Non tutti la pensano come lui, anzi, sul tema centrale della nuova legge elettorale dove si era già trovato l’accordo – proporzionale con sbarramento al 5% – ora si registrano posizioni diverse, per cambiare questa o quella parte. Insomma, non sarà facile e non sarà una partita che si risolverà a breve.

Ma è il momento del coraggio, di tentare strade nuove ed anche di rischiare. Ben sapendo che siamo un Paese difficile dove, pensando al mio amico Stanislaw Jerzy Lec, «tutti vogliono un posto al sole, e in più, possibilmente, all’ombra».

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