Con ‘One night in Miami’ Regina King porta Cassius Clay e Malcom X a Venezia 77

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Suo esordio alla regia, presentato fuori concorso. Questione raziale, icone di sport e spettacolo e fragilita' umana al centro della pellicola

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VENEZIA – “A novembre dello scorso anno non sapevamo cosa sarebbe accaduto negli Stati Uniti e a causa della pandemia avevamo pensato di ritardare l’uscita del film, ma poi ci sono state le uccisioni di George Floyd, Breonna Taylor e i produttori, tutti noi coinvolti nel film, abbiamo capito che il momento era ora. Forse siamo fortunati e abbiamo l’opportunita’ di essere un pezzo d’arte che puo’ fare la differenza verso un cambiamento”. Con queste parole Regina King, in collegamento zoom con la Mostra del Cinema di Venezia, ha presentato il suo film ‘One night in Miami‘, fuori concorso alla kermesse. Un esordio alla regia nel segno del black power, con film la cui sceneggiatura, tratta da una storia vera, e’ un adattamento di una piece teatrale di successo. La pellicola racconta il momento in cui Cassius Clay (Eli Goree) a soli 22 anni diventa campione mondiale dei pesi massimi e di come quella che doveva essere una notte di festeggiamenti insieme a tre amici – l’attivista Malcolm X (Kingsley Ben-Adir), il cantante Sam Cooke (Leslie Odom Jr) e la star del football americano Jim Brown (Aldis Hodge)- sia diventata un’occasione di confronto sui diritti civili e il momento per Clay di decidere sul suo futuro.

“Cassius Clay e Malcom X sono uomini prima che icone e questo volevo raccontare, la loro vulnerabilita’ in quanto uomini, hanno in comune che sono neri, indipendentemente dai soldi, da dove vengono, etc. Dovunque andranno verranno sempre giudicati dal colore della pelle e come vivono questa condizione. Il film e’ un’esplorazione e insieme a una celebrazione dell’uomo”, ha aggiunto la regista, premio Oscar come miglior attrice non protagonista per ‘Se la strada potesse parlare’, altra pellicola che ha al centro il tema razziale.

In ‘One night in Miami’ i quattro amici si interrogano sulle loro scelte personali e su quanto queste influiscano sulla societa’ in quanto personaggi pubblici, spesso entrando in contrasto, nonostante mirino tutti allo stesso obiettivo. Bisogna attaccare il sistema e distruggerlo o entrarvi per ricavare profitto e dimostrare cosi’, che si puo’ diventare economicamente qualcuno nonostante il colore della pelle? Per Kemp Powers, autore della sceneggiatura, anche lui collegato via zoom con la Mostra del Cinema di Venezia, non esiste una risposta giusta a questa domanda: “Ci sono momenti in cui bisogna starci fuori e a volte dentro. Siamo sempre giudicati quando ci attiviamo. E’ un conflitto che io vivo ogni giorno, lo abbiamo tutti noi artisti neri. E’ un cliche’. Se guardate le interviste dei neri, dicono che vogliono essere visti come artisti, non come artisti neri, ma alla fine io sono uno scrittore nero, non riusciamo mai ad allontanarci da questo. I quattro avevano questo fardello e lo hanno accettato. Sapevano che ogni cosa che facevano avrebbe rappresentato la loro gente”.

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Presenti via zoom anche i protagonisti della pellicola Kingsley Ben-Adir, Aldis Hodge, Leslie Odom Jr., Eli Goree. “Possiamo aiutare la nostra gente a portare avanti questa conversazione. Questi film sono un ponte e un momento di raccoglimento. Un’opera d’arte puo’ creare connessioni e aiutare a capire gli argomenti”, ha dichiarato Hodge rispondendo all’agenzia Dire riguardo le imminenti elezioni americane e l’influenza che la pellicola potrebbe avere sugli spettatori. Eli Goree invece ha raccontato di come sua madre vedendo il film abbia pianto perche’ si e’ ricordata di quando Clay disse di essere bello e del fatto che quella fosse la prima volta che sentiva un nero dire una cosa del genere. “Fu un cambio di paradigma. Da quel momento anche le persone di colore hanno iniziato a pensare: ‘se lui e’ bello lo sono anche io”, ha aggiunto Eli Goree.

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