Body shaming contro Giovanna Botteri: “Frutto di stereotipi”

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Il commento di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA -La giornalista della Rai Giovanna Botteri, corrispondente dalla Cina, è stata presa di mira dal Tg satirico di Canale 5 Striscia la notizia. Il motivo? Alcune critiche apparse in Rete al look della giornalista, dai capelli ai vestiti, sono state rilanciate da ‘Striscia’, con Michelle Hunziker alla conduzione, e, così, amplificate.

VELTRI (D.i.Re): “OFFESE A BOTTERI FRUTTO DI STEREOTIPI”

“Non basta chiedere che Hunziker o chi per lei chieda scusa. Non basta che sottilmente si lasci correre con un velo giustificativo l’intollerabile servizio della rete Mediaset parlando di ironia, perché non di ironia si tratta”. Lo afferma Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, Donne in rete contro la violenza.

“La notizia delle offese di cui è stata oggetto Giovanna Botteri sui giornali lascia intendere che ancora è lontana l’analisi del fenomeno della violenza alle donne, e della cultura che nutre gli stereotipi che si incollano sulle donne come una seconda pelle”, ribadisce Veltri.

“Che la responsabile e autrice delle offese sia poi la fondatrice di un’associazione che nel milanese si occupa di violenza alle donne lascia perplessità sulla natura del sostegno che può essere offerto alle donne”, aggiunge la presidente di D.i.Re.

“Non ci resta che chiudere con le dichiarazioni di Botteri alla quale facciamo giungere il nostro impegno al suo fianco e a fianco di tutte le donne”, conclude Veltri. “Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno”.

LE PAROLE DI GIOVANNA BOTTERI

Questo il commento della diretta interessata, pubblicato dal sindacato dei giornalisti Rai Usigrai.

“Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste , quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi…

Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo.

Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere.
Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi.

Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio.

E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono.

Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista.

A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo , minimo, come questo.

Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno piu’ ragione di esistere.

Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano.

Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne.”

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