Boccia: “Decreti Conte vituperati in Italia e copiati all’estero. Il Sud? Ha i suoi eroi che hanno lottato contro il virus”

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francesco boccia a ospedale bisceglie

Il ministro Boccia ha incontrato medici e sanitari dell’ospedale 'Vittorio Emanuele II' di Bisceglie in Puglia, paese di cui è originario Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


BARI – “I Dpcm tanto vituperati in Italia sono stati presi e copiati da altri Paesi. L’Italia è diventata in questi mesi un esempio e questo mi rende orgoglioso”. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia incontrando il personale sanitario dell’ospedale ‘Vittorio Emanuele II’ di Bisceglie in Puglia.

“Il Programma che vareremo porterà la sanità al centro del dibattito pubblico negli investimenti per rafforzare, come mai avvenuto nella storia, il modello di prevenzione territoriale pubblico, per dare forza ai medici di base e raccordare le reti. L’organizzazione della sanità- ha concluso Boccia- non si fa solo nei confini amministrativi”.

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“GRAZIE A CHI HA AFFRONTATO A MANI NUDE VIRUS”

“In questi tre mesi ho girato tanti ospedali e mi è sembrato naturale tornando a casa venire qui per dire grazie a chi a mani nude ha affrontato il covid all’inizio di questa epidemia”, ha detto ancora Boccia, che è originario proprio di Bisceglie. “Siamo arrivati impreparati e ci deve far riflettere su come il mondo evoluto e capace non è stato in grado di prevedere una epidemia”, ha proseguito evidenziando che “non possiamo continuare a pensare alla ordinarietà così come lo facevamo prima della epidemia”.

“IL 22 GIUGNO CONSEGNA DIPLOMI AI MEDICI”

“Il 22 giugno con il presidente Conte daremo dei diplomi di ringraziamento ai medici. I primi saranno i medici che si trovano a Roma e agli altri li spediremo. Non possiamo organizzare una cerimonia con 2500 persone. Ma non terminerà con la consegna dei diplomi perché il nostro grazie va esplicato con gli investimenti e con il rafforzamento della sanità pubblica”, ha affermato Boccia, spiegando che gli investimenti successivamente riguarderanno “ambiente, ricerca e scuola“.

“NON SERVE ANDARE A MILANO, AL SUD EROI NORMALI”

“Spieghiamolo che non è necessario andare a Milano per un alluce valgo, per un menisco o per un tumore. Ci si cura bene anche in Puglia. I mesi di lockdown hanno dimostrato che la mobilità passiva era diventata un business, un business malato. Lo dico ai grandi gruppi privati: investite al Sud perché qui c’è una grande sanità fatta da eroi normali che lo fanno anche a mani nude”, ha detto ancora Boccia.

“I prossimi cinque anni saranno una nuova partenza. E il Mezzogiorno vivrà una grande stagione. Ma dobbiamo portare i nostri figli in quella stagione- ha aggiunto- Senza le Regioni non ce l’avremmo fatta e ogni singola Regione da sola non ce l’avrebbe fatta. Il Paese ha retto perché c’è stata leale collaborazione. Ho apprezzato Decaro che, da presidente Anci, ha chiesto di sospendere il potere di ordinanza ai sindaci perché così il Paese ha tenuto perché abbiamo questa articolazione: difendiamola”, ha concluso Boccia.

“MIX SBILANCIATO TRA PUBBLICO E PRIVATO CREA PROBLEMI”

“Ci sono state aree del nostro Paese che hanno pagato un prezzo altissimo: penso al Veneto, alla Lombardia. Ma il resto del Paese ha reagito bene perché abbiamo chiuso in tempo. La sanità territoriale ha retto, quel mix tra pubblico e privato che non era stato oggetto dei modelli più opportuni di prevenzione territoriale ha funzionato dove era equilibrato. E quei territori che hanno avuto questo mix sbilanciato hanno avuto i maggiori problemi”, ha detto ancora Boccia all’ospedale ‘Vittorio Emanuele II’ di Bisceglie in Puglia.

“È evidente che nel nostro sistema di prevenzione territoriale ci sono delle falle ma ora è il momento di fare il punto è capire cosa dobbiamo fare”, ha aggiunto il ministro e ha continuato: “Il nodo è uno solo: abbiamo gestito questa epidemia quando non avevamo gli strumenti per farlo. Abbiamo dovuto comprare e produrre”.

“Se non c’è lo Stato che protegge non possono essere garantiti i principi di solidarietà”, ha proseguito e rivolgendosi ai medici ha chiesto loro di raccontare che “ogni anno muoiono di influenza 1500 persone, all’anno non al giorno. Spiegare poi che in un anno di polmonite sono morte 30mila persone mentre ne abbiamo avute 34mila in un mese”.

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