Alla Festa del Cinema di Roma ‘Fuori era primavera’, l’affresco dell’Italia durante il lockdown di Gabriele Salvatores

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fuori era primavera

Il documentario realizzato con materiali inviati al regista di chi ha risposto al suo appello

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ROMA – Un lungo applauso della stampa ha accolto ‘Fuori era primavera’ di Gabriele Salvatores alla Festa del Cinema di Roma, il film collettivo, affresco della pandemia in Italia, realizzato con materiali inviati al regista da coloro che hanno risposto al suo appello. Un puzzle di emozioni, paure e attimi di vita durante il lockdown e all’inizio della Fase 2, filtrati dall’occhio e dalla maestria del regista che, quasi ironia della sorte, non ha potuto prendere parte alla kermesse cinematografica perché qualche giorno fa ha contratto il Coronavirus. Quasi a sottolineare l’attualità del tema trattato nella pellicola.

In ‘Fuori era primavera’ Salvatores ripercorre cronologicamente l’andamento della diffusione del Coronavirus in Italia, a partire da quando l’Italia guardava alla Cina e al virus come un problema lontano. Davanti agli occhi dello spettatore tornano le immagini delle terapie intensive stracolme e della fatica dei medici in prima linea, delle strade vuote e dei camion dell’esercito che trasportano le vittime di Bergamo. Il Papa da solo in piazza San Pietro, le canzoni dai balconi, la pasqua in streaming con i parenti e il 25 aprile con ‘Bella ciao’. Immagini entrate nell’immaginario collettivo grazie ai media, unica finestra sul mondo durante il lockdwon, ma non solo. Nel film sono tante le piccole storie che raccontano le emozioni vissute: c’è la lotta per la sopravvivenza di un rider che continua a lavorare nonostante il guadagno irrisorio derivante dalle sue consegne, la preoccupazione di una madre in dolce attesa, che sul pancione scrive l’autocertificazione che permette al figlio di arrivare dai suoi amati genitori e la saggezza di un’anziana di 103 anni, che fornisce la chiave di volta di tutto ciò che abbiamo vissuto, e con la cui dichiarazione Salvatores decide di concludere il suo racconto: “Secondo me di questo coronavirus nessuno c’ha capito niente”. Nel mezzo la sofferenza, la tenacia e la resilienza mista a creatività e intraprendenza del popolo italiano, capace di sorridere anche delle più grandi tragedie. E lo sguardo e l’innocenza dei bambini, che combattono il Covid con armi di cartone e risolutamente dichiarano: “Questo virus deve andare via, perché io devo tornare a scuola”. Last but not least la natura maltrattata dagli uomini e la sua rinascita.

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