Africa, Elettrici senza frontiere: “Con la luce portiamo diritti”

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"Piu' di un miliardo di persone, non ha la corrente elettrica. Noi di Elettrici senza frontiere (Esf) puntiamo a migliorare la vita delle comunita' piu' vulnerabili proprio a partire dall'energia" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


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ROMA – “Il 18 per cento della popolazione mondiale, piu’ di un miliardo di persone, non ha la corrente elettrica. Noi di Elettrici senza frontiere (Esf) puntiamo a migliorare la vita delle comunita’ piu’ vulnerabili proprio a partire dall’energia”. Il presidente Felice Egidi all’agenzia Dire racconta l’impegno della sua onlus: fondata nel 2015 come organizzazione sorella della francese Electriciens sans frontieres, spiega, “oggi ce ne sono molte altre, come in Germania, Spagna e Stati Uniti, per portare la luce nelle zone remote del globo”.

Col supporto di tecnici, ingegneri ed esperti “che dedicano il loro tempo in modo gratuito e volontario”, Elettrici senza frontiere ha realizzato diversi progetti. “Il primo e’ stato in Laos per installare pannelli fotovoltaici in villaggi remoti” ricorda Egidi. “Noi, per raggiungerli, abbiamo impiegato tre giorni di cammino. Immaginate cosa significhi per queste persone usufruire dell’energia elettrica”.
Perche’ dall’elettricita’ derivano servizi ma anche diritti.
“Ci proponiamo di portare anche l’acqua potabile, ma senza energia elettrica non si possono alimentare le pompe” riferisce Egidi, ex direttore Affari istituzionali di Enel a Bruxelles e senior advisor di Elettricita’ Futura, che aggiunge: “Molti progetti importanti li abbiamo realizzati in ambito sanitario”.

E’ in Africa che Esf ha consolidato la propria presenza, evidenzia Egidi: “In Kenya abbiamo installato pannelli solari da 5 kilowatt in un centro gestito da Aina e dalla Comunita’ di Sant’Egidio che ospita circa 300 bambini sieropositivi dalla nascita. Oltre a migliorare i servizi del centro, l’energia e’ servita a irrigare l’orto che soddisfa gran parte delle esigenze alimentari dei bambini”.

“Ora, a causa della pandemia di Covid-19 – continua il presidente – stiamo valutando di tornare per migliorare l’accoglienza dei pazienti stabilizzando la rete. I macchinari della terapia intensiva e di radiologia, ma anche gli sterilizzatori o i ventilatori sono spesso obsoleti e gli sbalzi di tensione finiscono per danneggiarli seriamente”.

Esf e’ intervenuta poi in Angola: nella cittadina meridionale di Chiulo e’ presente un compound ospedaliero di Medici con l’Africa Cuamm dove la onlus ha reso la rete “piu’ stabile e affidabile” con l’installazione di 55 kw di pannelli solari fotovoltaici e una stazione di stoccaggio di energia a batterie, unitamente alla revisione di tutta la rete di distrubuzione di energia elettrica interna al presidio. “Il gasolio con cui vengono alimentati i generatori costa molto e non e’ affidabile, inoltre inquina” sottolinea Egidi. “L’obiettivo era portare la luce nel reparto maternita’ e nelle sale operatorie”.

Un lavoro analogo ma di dimensioni maggiori – pannelli solari da 350 Kw – ha riguardato il Centro di eccellenza in chirurgia pediatrica a Entebbe, in Uganda, realizzato con il contributo di Emergency e progettato dall’architetto Renzo Piano. Alla fornitura elettrica ha partecipato un’altra non profit, l’Electrical Safety Foundation International, che ha installato pannelli solari e accumulatori. Esf in questo caso ha realizzato l’intero sistema di controllo remoto accessibile da parte dei responsabili della gestione operativa con accesso da tutto il mondo per intervenire su eventuali problemi. “Con Enel Green Power – dice il presidente – abbiamo realizzato un intervento fondamentale per rendere piu’ efficiente l’ospedale e scongiurare gli sbalzi di tensione, molto frequenti”. Quanto ai materiali – cavi, pannelli, prese di correnti e quant’altro – ci pensano i donatori “del settore”: BTicino, Enel, Edison, Terna o Prysmian.

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