A Padova riuscito reimpianto della mano amputata in un 64enne

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Stava utilizzando uno spaccalegna, quando accidentalmente si è procurato l'amputazione completa della mano destra Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – “È stata sciolta la prognosi del delicatissimo intervento su un uomo di 64 anni. Dopo oltre 50 giorni ha ripreso la vitalità della mano riattaccata, con progressiva mobilizzazione attiva delle dita. L’eccezionale intervento chirurgico è stato effettuato in simultanea da due equipe dell’Unità operativa complessa di chirurgia plastica insieme ad un team multidisciplinare con ortopedici, anestesisti e personale infermieristico altamente specializzato dell’Azienda Ospedale-Università di Padova”. Lo annuncia la stessa Azienda ricordando che “il grave trauma ha coinvolto in un pomeriggio di fine aprile, durante l’emergenza Covid, un uomo di 64 anni, pensionato che vive in Veneto. Stava utilizzando uno spaccalegna, quando accidentalmente si è procurato l’amputazione completa della mano destra a livello distale dell’avambraccio“. Soccorso da conoscenti, “con estrema lucidità, portando con sé il segmento amputato, la mano” l’uomo, ha raggiunto con mezzi propri il Pronto soccorso di Mirano. Qui, una volta stabilizzato il sanguinamento e dopo aver avviato le procedure diagnostiche per escludere la positività al Covid-19, è stato organizzato il trasferimento immediato alla Chirurgia plastica dell’Azienda Ospedaliera di Padova con l’ambulanza del 118, seguendo i protocolli e le linee guida della Società italiana di chirurgia della mano: prevedono che il pezzo distaccato venga mantenuto a bassa temperatura con ghiaccio in appositi contenitori sterili. Lo stato di ischemia fredda a quattro gradi così ottenuto della mano amputata è in grado di preservare solamente per poche ore l’integrità di tutti i tessuti e richiede quindi un immediato trasferimento del paziente in un Centro specializzato per tentare il reimpianto entro le sei ore dal trauma. “L’Ospedale di Padova, fin dal primo contatto telefonico informativo avuto, ha organizzato l’accoglimento del paziente secondo i criteri più idonei a garantire massima efficienza in tempi rapidi. Immediatamente allertato, il team multidisciplinare ha visto in prima fila 2 equipe chirurgiche; una per preparare il pezzo amputato e l’altra per preparare il moncone al reimpianto”, concludono dall’Azienda.

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