A Milano nuova protesta studenti: “Profumerie aperte e scuole chiuse”

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Una cinquantina di studenti tornano sotto il palazzo della Regione per protestare contro la didattica a distanza: "Chiediamo che non sia la norma"

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di Michele Mastandrea

MILANO – Di nuovo in piazza questa mattina gli studenti e le studentesse delle scuole milanesi mobilitati contro la chiusura delle scuole e la didattica a distanza totale per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Circa una cinquantina di ragazzi si sono radunati di fronte alla sede della Regione Lombardia per chiedere la riapertura delle scuole in sicurezza e segnalare l’incongruenza della serrata degli istituti a fronte di tante altre attività giudicate meno essenziali che rimangono aperte.

Ci sono “profumerie aperte e scuole chiuse”, per Silvia Spirito del ‘Carducci’, per la quale “è incredibile che a differenza di tutti i paesi europei che hanno puntato sulla scuola, in Italia sia la prima cosa che ha chiuso”. Per Silvia, inoltre, “non è possibile che ci siano studenti di serie A e di serie B, c’è chi ha situazioni difficili a casa o che non ha i mezzi per seguire adeguatamente la Dad”. Una delle questioni più ‘calde’ è quella della mobilità.

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“I trasporti affollati sono un problema”, afferma Giulio Soetje del ‘Volta’, “ma bastava organizzarsi per turni scaglionati e sarebbe stato risolto. La riapertura delle scuole inizialmente non ha portato al rialzo dei contagi, perché le scuole erano luoghi messi in sicurezza. Il governo può e deve prendersi l’impegno di riaprirle prima possibile”. In piazza ci sono studenti da Volta, Carducci, Einstein, Parini, Tito Livio, sotto la sigla “Studenti Presenti” che li raggruppa e che intende proseguire la mobilitazione nelle prossime settimane. “Vogliamo protocolli sanitari ben precisi per ogni scuola, in modo da tornare in sicurezza a lezione”, afferma Sveva Pontiroli del Volta.

“Non chiediamo il 100% in presenza, ma che la Dad non sia la norma”. Di sicuro “continueremo i contatti con i parlamentari sensibili alle nostre ragioni nei prossimi tempi”, conclude Pontiroli.

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