VIDEO | Venezia 77, Casale tra India ed emancipazione a ‘360’ gradi

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'Om Devi: Sheroes Revolution' del regista Claudio Casale è l'unico documentario di produzione italiana presente nella selezione ufficiale di Vr Expanded della 77esima Mostra del Cinema di Venezia

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VENEZIA – Tre donne – una dottoressa, un’attivista sopravvissuta ad un attacco con l’acido e una giovane sacerdotessa – e la loro battaglia per inseguire i sogni e rivendicare i propri diritti. Una causa a cui Claudio Casale, attraverso la potenza del cinema, ha contribuito a ‘360 gradi’, e continua a farlo, con ‘Om Devi: Sheroes Revolution’, l’unico documentario di produzione italiana presente nella selezione ufficiale di Vr Expanded della 77esima Mostra del Cinema di Venezia.

Dopo aver vissuto per due anni in India e poi essere tornato in Italia, il regista ha deciso di ritornare in quel luogo che, come molti altri, fatica ancora ad accettare la parità di genere. “C’è chi dice che l’India negli ultimi trent’anni anni sia cambiata più che negli ultimi cinquemila, dietro questa battuta c’è anche molta verità: i cambiamenti economici che ci sono stati nel Paese hanno portato ad una necessità di assestamenti in merito ai nuovi diritti sociali, civili e di genere”, ha dichiarato Casale all’agenzia Dire.

“Negli ultimi dieci anni in India il tema dell’emancipazione femminile e di genere è finito tra i grandi temi del dibattito del Paese a seguito di casi di violenza che hanno avuto grande ripercussione sull’opinione pubblica. Io -ha continuato il regista, che torna a Venezia a due anni dalla presentazione del cortometraggio ‘My Tyson’- ho vissuto in India per due anni, prima che questi fatti avvenissero e nel leggerli dall’esterno nasceva più in forte in me la voglia di capire cosa stesse realmente succedendo. Successivamente ci sono ritornato per osservare con una camera, con una troupe e l’idea di raccontare una storia e, prima di tutto, darmi delle risposte sia su quello che stava succedendo in India e sia in Italia”.

Le protagoniste di questo documentario sono Anjali, Devya Arya e Shabnam. La prima è una ginecologa: ogni giorno incontra decine di partorienti arrivate dalle campagne più sperdute dello Stato che spesso non hanno mai messo piede in un ospedale. Anjali, con l’obiettivo di far abbassare il tasso mortalità per parto, le segue in questo delicato momento di vita, le assiste come medico e le sprona a diventare indipendenti dal punto di vista economico, aprendo a proprio nome un conto in banca, all’insaputa dei familiari. La seconda ha vent’anni, vive e studia da quando ha nove anni in un monastero per sole donne nella città sacra di Varanasi. Per secoli, gli insegnamenti antichi dell’induismo stati vietate alle donne. La terza è Shabnam: ha 28 anni ed è sopravvissuta a un attacco con l’acido quando ne aveva 16. “Questa storia è stata la più difficile e la più delicata da girare”, ha raccontato Casale. “Oggi è diventata un’attivista politica per i diritti delle donne. Nell’approcciare agli attacchi con l’acido -ha continuato il regista- ho portato con me in maniera simbolica e di ispirazione tutti quei casi di cronaca accaduti in Italia, come il caso di Lucia Annibali“. A guidare le protagoniste nel loro cammino c’è lo spirito della Devi: la dea, da sempre al centro della cultura e della tradizione religiosa indiana, si intrufola nelle loro storie, le accompagna nel percorso di emancipazione e di scoperta di sé e, come un filo invisibile, le avvicina, in un Paese di sterminata grandezza, in cui le donne hanno l’urgenza di affermare i propri diritti.

‘Om Devi: Sheroes Revolution’ è un viaggio immersivo che arriva come ‘un pugno nello stomaco’, mostrando al pubblico l’emancipazione femminile che tarda ad arrivare nella vita privata, nell’indipendenza economica, nei luoghi di lavoro, nel libero accesso alla conoscenza e nel diritto alla vita sopra ogni cosa. Ma è anche un racconto che dà speranza nel cambiamento, anche se c’è ancora tanto da fare.

“E’ importante, parlando di diritti civili e di genere, il concepire che è una battaglia di tutti quanti”, ha detto Casale, che ha concluso: “La lotta per i diritti non discrimina: non ci sono iscrizioni, quote d’accesso e requisiti particolari, ma solo il desiderio di migliore la situazione in cui siamo e capire che una società funziona se siamo tutti quanti coesi”. Il documentario è co-scritto da Viola Brancatella e prodotto da Sibilla Film, in collaborazione con AlteraWide, Kautilya Society e Varanasi Heritage Foundation.

CASALE: “VENEZIA 77 FORTE SEGNALE RIPARTENZA IN ITALIA E ALL’ESTERO”

E’ bello tornare un po’ alla normalità ed è bello che accada qui a Venezia. Questo è il primo festival internazionale importante nel mondo che ha una sua forma e presenza fisica dalla fine della pandemia. E’ bello essere qui dove c’è la contaminazione con gli altri progetti e si condividono idee con professionisti che vengono anche dall’estero”. Così Claudio Casale all’agenzia Dire sulla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, la prima manifestazione importante dopo il lockdown a restituire un po’ di quella normalità che il Coronavirus ha tolto. “Simbolico -ha continuato Casale- che sia in una regione molto colpita e che dà, attraverso una manifestazione come questa, un segnale a noi in Italia ma anche fuori”.

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