VIDEO | Coronavirus, lo psicologo: “Spazi ristretti? Non siate galline impazzite”

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Lo Iacono (Sips): Lla solutidine è una vera rivoluzione" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print


ROMA – “Faccio anche lo skipper e negli anni ho portato con me alcuni pazienti in barca a vela. Li’ ho potuto osservare che molti non erano abituati a spazi cosi’ ristretti, tanto che spesso si verificavano anche degli exploit di aggressivita’”. Ai microfoni della Dire la voce e’ quella di Antonio Lo Iacono, presidente della Societa’ italiana di Psicologia (Sips) e fondatore della scuola di psicoterapia ‘Psicoumanitas’, che scende nei meandri dell’animo umano e riflette sulle tante sfaccettature psicologiche che quest’emergenza sta portando alla luce.

“Ci si e’ ristretto lo spazio e per noi e’ importante piu’ di molte altre cose. L’idea di non avere piu’ spazio ci manda in crisi. È un po’ come se sentirsi violato”, nella propria vita, nello “spazio vitale che ognuno ha attorno a se'”, spiega lo psicoterapeuta. Questo accade, ad esempio, a tutte quelle persone che “si vedevano ‘en passant’ la sera, e neanche si guardavano perche’ accendevano la televisione o erano indaffarati in altre cose. Ecco, ora sono costretti a incontrarsi, a guardarsi e a confrontarsi. Una bella rivoluzione se ci si pensa”. Se a cio’ si aggiunge che “anche gli spostamenti sono limitati e ognuno di noi e’ un esploratore – dai viaggi di piacere alle avventure finanche alle trasgressioni, come- riflette Lo Iacono- per tutte quelle persone che hanno in questo momento una relazione extraconiugale” – la miscela e’ presto fatta. Dallo spazio manchevole nella quotidianita’ odierna, fino a giungere a una conquistata solitudine non richiesta, questa e’ “una vera rivoluzione”, spiega Lo Iacono. Stare da soli con se stessi, e’ infatti un’altra delle difficolta’ che il presidente Sips rintraccia in questo periodo d’emergenza. Se ci chiediamo “perche’ la fuggiamo, la risposta e’: perche’ attraverso questa noi ci conosciamo, conosciamo le nostre parti migliori e peggiori. Quindi ‘le galline impazzite’ che dal Nord sono scappate al Sud, dalla mamma che li aspetta a braccia aperte, ecco- ribadisce- in quanti hanno rischiato di contagiare e nel peggiore dei casi uccidere i propri cari, sono stati mossi dalla ‘paura di…'”

La paura di “stare soli, di stare in quarantena, di stare lontani dalla casa. Galline impazzite, appunto. Questa e’ la misura di quanto e’ ampia la paura di incontrarsinel senso di incontrare se stessi in silenzio – con un po’ di deserto attorno, esattamente come hanno fatto i cinesi”. A detta dell’esperto, che ha organizzato diversi convegni internazionali, oltre che pubblicare il manuale ‘Psicologia della solutidine’, “e’ molto grave” che non ci si riesca a prendere questo spazio, a giovarne. “Significa che le persone sono abituate a distrarsi continuamente da se stesse. E che formazione, che maturita’ puo’ ritrovarsi negli individui se siamo a questo livello?”. Di certo non si puo’ generalizzare. Tutto dipende dal carattere di ciascuno e dalle risorse di cui si e’ in possesso. “Molti hanno un cuore generoso, sono onesti e si rendono conto della situazione. Altri, invece, sono in balia del vento. C’e’ chi ci vuole provare, e chi invece si sente piu’ furbo degli altri. Come ritroviamo anche il narcisista di turno che pensa di essere speciale”, quello che non pensa di rischiare il contagio, per cui le regole valgono meno. Sono vari, a detta di Lo Iacono, “i comportamenti che stiamo osservando, e forse le persone anziane sono quelle che si sono comportate un po’ meglio, anche se sono quelle che poi rischiano di piu'”.

Giunge poi alle tecnologie, che in questo momento sono di estremo supporto per lo spazio sociale che online rimane aperto. In questo senso, “forse una cosa positiva e’ che anche molti anziani si stanno avvicinando a internet. Sperimenteremo una culturazione piu’ vasta rispetto alle tecnologie dopo tutto questo”. I giovani, dall’altro lato, che “vivevano attaccati a Facebook e ai social network, ora si sentono quasi condannati a non poter uscire. Stiamo sperimentando una sorta di paradosso” che dimostra, a detta di Lo Iacono, “come le persone cambino a seconda di come gira il vento”.

Tra i vari scenari presenti e futuri che toccheranno l’interiorita’ di ognuno subentra anche la questione di “quanti, ad esempio, soffrivano gia’ o hanno sofferto in passato di attacchi di panico“. Per loro e’ reale “il rischio che questa situazione sintomatica si possa riattivare in qualche modo”. Come anche la convivenza, “lo stare molto a contatto quando solitamente ci si vede solo la sera portera’ ad incontri e scontri, perche’ la convivenza da’ anche questo”. Potremmo osservare, dunque, “un aumento importante delle separazioni, dell’aggressivita’ e le violenze, da un lato”. Come dall’altro, “potremmo osservare anche un riconoscimento dell’altro, un rinsaldamento del legame nei rapporti“. In quanto individui “siamo abbastanza abitudinari- sostiene Lo Iacono- quindi col tempo ci riabitueremo anche a questa nuova situazione”. I piu’ abitudinari, poi, “ci si faranno proprio una sorta di nido, perche’ siamo generalmente persone che fuggono dalla liberta’ – come diceva negli anni ’40 Erich Fromm nel suo ‘Fuga dalla liberta” – L’uomo si ingabbia nei consumi, schiavo della moda, della pubblicita’ e cosi’ via”. Infine, tutte queste sfaccettature da cui il nostro mondo interiore potrebbe essere toccato, dipendono “ampiamente- a detta di Lo Iacono- dalle singole situazioni, dalle potenzialita’ di resilienza individuale”. Quest’emergenza e’ “un bell’ago della bilancia per misurare quanto una persona puo’ esprimere la propria creativita’ in una situazione del genere, e quanto, invece, collassera’, si deprimera’ e sara’ disperata. Un test permanente ed effettivo che- conclude- durera’ per molti mesi”

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