VIDEO | Africa, Del Re: “Oltre il post-colonialismo, destini intrecciati”

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La viceministra degli Esteri alla Dire in giorni sessantennali indipendenze Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – Siamo già oltre il post-colonialismo, ormai nella fase dei “destini intrecciati“, da vivere sviluppando gli “interessi comuni” e “una nuova narrativa” inclusiva e aperta: Emanuela Del Re, viceministra degli Esteri e della cooperazione internazionale, parla con l’agenzia Dire in occasione dei sessantennali delle indipendenze africane. Nel colloquio si fa riferimento anche ai movimenti di protesta che nel mondo, dopo l’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti, hanno investito il rapporto con la memoria e con il colonialismo; contribuendo a far sì che proprio oggi il re belga Filippo esprimesse “profondo rammarico” per le “ferite” e le “sofferenze” inferte al popolo congolese prima della proclamazione della Repubblica il 30 giugno 1960. “Credo che siamo in una fase successiva al post-colonialismo” sottolinea Del Re, dopo aver evidenziato l’importanza della consapevolezza e delle responsabilità storiche. “Ormai dobbiamo capire che non esiste alcun tipo di distanza tra i Paesi e tra le popolazioni e che siamo anzi talmente intrecciati al destino dell’Africa che è necessario sviluppare un linguaggio più inclusivo e una narrativa più aperta”.

Secondo la viceministra, mesi fa autrice di un appello sul tema pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, “l’Italia deve impegnarsi a sviluppare un linguaggio afro-italiano o italo-africano“, puntando anche sul contributo delle diaspore. L’assunto è che “c’è una tale condivisione di valori, di visione per il futuro e di interessi comuni” che come Paese “ci troviamo oggi in una posizione privilegiata”.

Nell’intervista, nel sessantesimo anniversario dell’indipendenza del Congo e alla vigilia di quello della Somalia, già colonia italiana, Del Re sottolinea che l’Africa ha “milioni di diverse declinazioni” ma anche “un principio unitario”. Il riferimento è anche all’African Continental Free Trade Area (Afcfta) prefigurata nel 2018 dall’accordo di Kigali, un’area economica comune che dimostrerebbe quanto i Paesi a sud del Mediterraneo “vogliono essere collegati tra loro”. “Noi ci inseriamo in questo mondo con un profilo molto rispettato – dice Del Re – sempre con il riconoscimento del fatto di non avere agende nascoste e che ci presentiamo con il senso della storia, non un fatto secondario, essendo consapevoli del peso che ci portiamo dietro soprattutto in alcune aree”. Una presa di coscienza che per l’Italia sarebbe però oggi, andando oltre il post-colonialismo, allargandosi dal Corno d’Africa al Sahel e lungo tutto il corridoio che porta al Capo di Buona Speranza, soprattutto “proiezione verso il futuro” e impegno a farsi “tramite tra le generazioni”.

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