Viaggio tra i ghiacci di Yakutsk, la città più fredda del mondo

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Se in Italia il freddo mette a disagio, non potete immaginare cosa si provi a Yakutsk, la città più fredda del mondo. Quando a Milano il termometro segna +7°C, là, nella lontana Siberia, la colonnina di mercurio ha già toccato i -26°C. E non è il peggior freddo di sempre. Si possono raggiungere anche temperature di -50°C, una volta ha toccato persino i -63°C, da vero congelamento.


Questo record la rende anche la città meno turistica del mondo. Chi vorrebbe andare a congelarsi, del resto? E poi, perché andare quando non c’è niente da vedere? L’unica attrazione è il Museo sotterraneo dello strato di ghiaccio permanente, che comunque può avere un suo perché.

Eppure ci vivono all’incirca 200mila persone, mica saranno matti. Ma c’è un motivo: la città si sviluppa a circa 4 metri di profondità, ed ecco perché si mantiene una temperatura pressoché costante di -8°C tutto l’anno indifferentemente da quanti gradi ci siano in superficie.

L’aspetto della città non è, ovviamente, particolarmente invitante neanche per una passeggiata. Neppure qualora ci fosse l’intenzione. Nella piazza grande c’è solo un albero di Natale per il periodo delle festività e una statua di Lenin.

Il clima continentale porta inverni rigidissimi che durano fino a otto mesi (il mese più freddo è gennaio), ma anche estati tiepide e umide (da maggio ad agosto), anche piene di insetti per via del fiume Lena che attraversa la città e che d’inverno si trasforma in una strada percorribile. A luglio, il mese più caldo, si possono raggiungere anche i 27°C. Nel giungo del 2020 sono stati incredibilmente toccati perfino i 38°C.

Per raggiungere Yakutsk c’è una sola strada, chiamata la “via delle ossa”, costruita dai detenuti del gulag YanStroi. Ed è questo il vero motivo per cui vale la pena – d’estate – visitare questa remota località della Russia.

Era questo uno dei luoghi più duri in assoluto per la sopravvivenza, dove venivano mandati i prigionieri nel periodo sotto Stalin. Qui i detenuti che sopravvivevano al freddo avevano il compito di costruire quella strada verso il Nord che attraversava il passo montano di Olchan. Questi campi di prigionia sono ancora lì, in questa zona remota, e sono rimasti uguali nel tempo. Per gli appassionati di storia sovietica sono un must.

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