Tweet satirici dal Kenya per denunciare il razzismo del linguaggio politico Usa

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Il fumettista Gathara, seguitissimo sui social, mostra con ironia il razzismo sottinteso in molte informazioni Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


ROMA – Patrick Gathara è un “vignettista, scrittore, opinionista, studente e commentatore sull’attualità del Kenya e internazionale”, come lui stesso si presenta sul suo profilo Twitter, seguito da oltre 200.000 persone.In questi giorni di scontri e tensioni negli Stati Uniti, originati dall’omicidio dell’afroamericano George Floyd per mano di un agente di polizia, Gathara ha pensato di realizzare una serie di tweet ironici con cui denunciare più in generale il razzismo che passa attraverso il linguaggio, e di cui solitamente sono bersaglio i Paesi africani.

Il meccanismo è semplice: Gathara racconta la cronaca delle proteste anti-razziste, quindi i cortei, gli incidenti con le forze dell’ordine e le prese di posizione della comunità internazionale, usando termini ed espressioni che di solito sono “appannaggio” della Casa Bianca o dei media americani: “L’Unione africana- si legge in un tweet- ha intensificato gli sforzi per mediare il dialogo tra l’anziano governante (Donald Trump, ndr) e il suo rivale, il leader dell’opposizione Joe Biden, un ex-vicepresidente influente e potente. Si stima che un incontro tra i due potrebbe calmare le tensioni etniche all’origine delle proteste”. Sostituendo “Unione africana” con “Stati Uniti” e “anziano governatore” con uno qualsiasi degli attempati presidenti africani, il risultato è uno dei tanti interventi che la Casa Bianca ha promosso su scenari di crisi africani.

In un altro tweet, il tema centrale potrebbero essere i diritti umani, la violazione della libertà di stampa e l’ingiusta spartizione delle risorse naturali: “Alla maggior parte dei giornalisti africani è vietato entrare in quella travagliata nazione, ricca di petrolio, abitata da oltre 330 milioni di persone. Tuttavia- continua Gathara – resoconti non verificati dei giornalisti locali e i video amatoriali pubblicati sui social media indicano varie vittime mentre contro i manifestanti si fa ricorso alla violenza”.
Gli Stati Uniti, continua l’ironico fumettista, sarebbero dunque stati colpiti “da gravi malattie”, in riferimento all’epidemia di Coronavirus, nonché da “odi tribali”, indicando così il conflitto tra la comunità afroamericana, che denuncia violenze e discriminazioni da parte di alcuni bianchi. Tensioni che pertanto avrebbero condotto ad una “aperta rivolta popolare”, che il comico sintetizza col l’hashtag “american spring”, “primavera americana”, ironizando sull’uso eccessivo di “primavera” in relazione a tutte le rivolte di piazza che si sono svolte dal 2011 nei paesi arabi e africani.

Di fronte a questa escalation di tensioni, Gathara immagina infine che l’Unione africana starebbe valutando l’ipotesi di inviare dei peacekeeper per proteggere gli esponenti della “primavera americana” dalla brutalità delle forze di sicurezza.

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