Turismo, Zaia: “Farnesina intervenga, Italia non è un lebbrosario”

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Il governatore del Veneto 'chiama' il ministro degli Esteri e lo invita a "far valere la nostra diplomazia: non esiste che ci facciamo catalogare come la Wuhan d'Europa" Share on facebook Share on twitter Share on whatsapp Share on email Share on print


VENEZIA – “Il ministero degli Esteri si deve dare da fare” perchè “non può passare l’idea che siamo un lebbrosario“. Tra l’altro sapere che ci sono nazioni vicine all’Italia che chiudono i loro confini per paura del covid è qualcosa che finisce per “mettere in discussione la qualità della sanità che eroghiamo. Non è solo una questione di scambi e movimenti, ma anche di onorabilità del nostro sistema sanitario”. E’ un fiume in piena il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: chiede l’intervento della diplomazia di fronte al moltiplicarsi di frontiere che non si aprono da e per l’Italia.

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Il Veneto è la prima regione d’Italia per turismo, conta 70 milioni di presenze l’anno, un fatturato di 18 miliardi e in regione quella del turismo è la prima industria: di fronte a tutto questo “dovete spiegarmi come il Veneto possa accettare che ci sia la Svizzera che considera gli italiani come appestati perchè questo è un dato di fatto visto che- prosegue Zaia- dal 6 giugno la Svizzera apre le frontiere ma non agli italiani”. E non è l’unico caso.

Dunque che fare? Per Zaia non è il caso di “guerreggiare o fare cagnar, ma di fare valere la nostra diplomazia, è un problema del ministero degli Esteri. Abbiamo ambasciatori in tutto il mondo, dobbiamo risolvere questa questione: non esiste che ci facciamo catalogare come la Wuhan d’Europa“.

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Peraltro, per Zaia, l’unica ‘colpa’ dell’Italia è di essere stata colpita dal coronavirus prima di altri, “siamo quelli che hanno inaugurato l’emergenza”, ma “che differenza c’è tra l’aprire della Francia e farlo in Italia? Non mi risulta- dice Zaia- che la Francia abbia fatto un percorso netto sul coronavirus”. Di qui la sollecitazione alla Farnesina. E un attacco alla soluzione dei corridoi. “Qualcuno esulta per i corridoi? Ma non possiamo pensare di vivere con i corridoi” per i turisti, obietta Zaia.

Zaia punta il dito sulla mancanza di una regia comunitaria sulla gestione dei confini. E’ lì il “vulnus: come fa l’Austria a decidere più che la Croazia? in base a che dati?”. Manca, secondo Zaia, un parametro che aiuti a dire quando, a seconda dell’andamento del coronavirus, una nazione può non fa entrare turisti. “Mi rifiuto di pensare che facciamo aperture a macchia di leopardo a livello europeo“, il che, chiude il governatore, è “scandaloso”.

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