Positivi 2 medici e 2 infermieri nel carcere femminile di Rebibbia: “Far uscire i bambini”

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Il sindacato di Polizia penitenziaria lancia l'allarme dopo la notizia dei tamponi positivi: "L'intero istituto è in pericolo" Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print


ROMA – “Sono risultati positivi al Coronavirus due medici e due infermieri che prestavano servizio nel complesso femminile del carcere di Rebibbia”. Lo ha detto all’agenzia Dire il segretario generale del sindacato generale del sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo.

“Questa segreteria generale- ha scritto Di Giacomo in una lettera inviata al capo del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, al Provveditore di Lazio-Abruzzo-Molise e al direttore del carcere Rebibbia Femminile- è venuta a conoscenza che un medico che prestava il proprio servizio all’interno dell’istituto è risultato affetto da Covid-19. Risulterebbe altresì che nella mattinata di oggi sono stati effettuati 7 tamponi alle detenute venute in contatto con il predetto medico. Lamentele a riguardo giungono da parte degli operatori di Polizia Penitenziaria ai quali risulterebbe non effettuato il tampone e nessuna precauzione per il possibile contagio è stata messa in atto”.

“Tale episodio se fosse vero risulterebbe una grave lesione del diritto alla salute del personale di Polizia Penitenziaria oltre a costituire, evidentemente, una messa in pericolo per l’intero istituto in quanto il personale contagiato potrebbe essere untore e propagare il virus all’interno nello stesso, nuocendo agli stessi detenuti che si è cercato di tutelare effettuando il tampone- prosegue la lettera-. Si prega di voler mettere in campo tutti gli idonei accorgimenti per evitare di arrecare danno al personale di Polizia Penitenziaria, chiarendo fin da ora che la scrivente seguirà le vie legali in caso si dovessero riscontrare delle inadempienze da parte dell’Amministrazione penitenziaria, augurandovi di avere un unico interesse, ossia, la salvaguardia e la tutela di tutto il sistema carcerario, agenti e detenuti”.

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“IN CARCERE 9 BAMBINI CON LE MAMME, FARLI USCIRE”

“Nella sezione femminile di Rebibbia ci sono nove bambini che vivono con le mamme detenute. Dopo il caso accertato di medico positivo al Coronavirus si facciano uscire i bambini dal carcere affidandoli a familiari o ai servizi sociali o alle stesse madri agli arresti domiciliari”. È l’appello, come si legge in una nota, che il segretario generale del sindacato di Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo.

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Di Giacomo ha rivolto al presidente della Repubblica Mattarella e ai ministri della Salute, Speranza, e Giustizia, Bonafede. “Una situazione di grande inciviltà che si aggiunge- dice Di Giacomo- all’autorevole e recente denuncia del presidente Mattarella sulla “mancanza di dignità in carcere”.

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Al 29 febbraio scorso, spiega la nota, sono 55 i bambini di meno di tre anni d’età che vivono in carcere con le loro madri, alle quali non è stata concessa, per decisione del giudice, la possibilità di accedere alle misure alternative dedicate proprio alle detenute madri. Ad essere recluse con i propri figli sono 51 donne, 31 straniere e 20 italiane. Per Di Giacomo: “non possono essere i bambini a pagare la sempre più grave disattenzione dell’Amministrazione penitenziaria che si manifesta in relazione alla crescente diffusione del contagio Covid-19 in tutte le carceri italiane. Questi bambini devono uscire subito”.

Tra le misure decise per ridurre il numero di detenuti secondo il dl varato dal Governo la condizione dei bambini in carcere con le madri richiede priorità su tutti gli altri casi. È una situazione insostenibile che va rimossa e che, conclude la nota, come sindacato di Polizia Penitenziaria abbiamo denunciato “in tempi normali” figuriamoci in questi tempi di emergenza sanitaria. I bambini non devono stare in carcere nè tanto meno rischiare la salute.

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