Peste suina: “Giù i fucili dai cinghiali”, la petizione che vuole fermare gli abbattimenti nel Lazio

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Nei giorni scorsi a Roma è stata istituita una zona rossa all’interno del Grande Raccordo Anulare e una zona d’attenzione ma successivamente, dopo i 6 casi confermati di Peste suina africana nei cinghiali, è stato deciso l’abbattimento degli ungulati, per evitare di diffondere la malattia ai suini degli allevamenti della capitale.


Ancora una volta, dunque, si prevede una strage di cinghiali e nelle prossime ore inizieranno gli abbattimenti selettivi, come già preannunciato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

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Diverse associazioni animaliste ma anche molti cittadini non ci stanno. E per cercare di salvare la vita ai cinghiali della capitale è nata l’iniziativa “Giù i fucili dai cinghiali” che è anche un hashtag che si sta diffondendo sui social ed è legato ad petizione su Change.org, aperta e sottoscritta da ben 36 associazioni, e che ha già a raggiunto oltre 40mila firme.

Le associazioni, insieme ai cittadini, provano ancora una volta a fermare gli abbattimenti, dopo aver già tentato di trovare strade alternative (purtroppo senza esito positivo) alle uccisioni dei cinghiali in Liguria e Piemonte.

Come si legge nel comunicato stampa che ci hanno inviato le associazioni Meta Parma e Avi Parma:

Dopo la Liguria e il Piemonte, un’altra mattanza di cinghiali partirà a breve, stavolta nella Regione Lazio. A breve, il commissario straordinario Angelo Ferrari, nominato dal governo per contrastare l’avanzata della peste suina, darà il via libera agli abbattimenti dei cinghiali. A suo tempo avevamo inviato un appello alla Regione Liguria e alla Regione Piemonte, e allo stesso Angelo Ferrari, di fermare le uccisioni dei cinghiali in quelle regioni, ma non siamo stati ascoltati. Ora abbiamo rifatto la medesima richiesta alla Regione Lazio inviando 40.428 firme della petizione che abbiamo aperto contro la mattanza di suini e cinghiali, perché uccidere gli animali non può essere il modo di risolvere i problemi.

In pratica, le associazioni continuano a chiedere alle istituzioni di affrontare l’emergenza in altro modo, evitando la strage di animali con la scusa della peste suina. Potrebbero ad esempio appoggiarsi a referenti ed esperti indicati dalle associazioni stesse, in grado di promuovere soluzioni alternative che garantiscano allo stesso tempo sicurezza e benessere degli animali.

È arrivato il momento di fermare questo massacro di animali, un massacro che oltre a distruggere le altre creature, sta portando la nostra stessa specie verso l’autodistruzione. Uccidere gli animali non è la soluzione, ucciderli è il problema di tutto, ed è sempre più evidente. La vera soluzione a tutti i virus e le pandemie sarebbe chiudere i mattatoi e smettere di massacrare gli animali e il pianeta stesso.

L‘Organizzazione internazionale protezione animali (OIPA) ha poi fatto sapere che “valuterà la possibilità di impugnare provvedimenti che deregolamentino la caccia“.

Per pochi casi di peste suina e per le incursioni di cinghiali in alcuni abitati, dovute ad attività antropiche (per esempio il non corretto smaltimento dei rifiuti), si vogliono armare i cacciatori e risolvere nel sangue un problema che andrebbe affrontato in maniera scientifica e non sull’onda dell’emotività – scrive l’Oipa.

Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa ha dichiarato:

Non riteniamo sia corretto prendere decisioni senza ascoltare le associazioni protezionistiche e, soprattutto, i ricercatori che da tempo affermano come la caccia al cinghiale moltiplichi gli esemplari della specie. (…) Studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un aumento delle cucciolate.

Infatti, anche secondo un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa): “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”.

Insomma, gli abbattimenti oltre che crudeli potrebbero rivelarsi anche controproducenti per l’obiettivo che si vuole raggiungere.

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Fonti: Oipa / Change.org

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