Olek, la street artist che colora il mondo a colpi di uncinetto [VIDEO]
Riveste monumenti e oggetti urbani con fili colorati, trasformando i dettagli più iconici delle città in giganteschi lavori a maglia. Lei è Agata Oleksiak, o meglio, Olek, la street artist polacca, massima esponente della cosiddetta Yarn bombing o Yarn Art. L’uncinetto diventa performance artistica, medium che porta alla riflessione su temi sociali, ma anche dettaglio che conduce lo spettatore all’interno di una dimensione più ironica e giocosa.
Nata in Polonia nel 1978, ha conseguito una laurea in studi culturali. Si è quindi trasferita a New York, città dall’eclettico fermento artistico e culturale, dove attualmente lavora. Le sue opere sono state esposte in gallerie, musei e spazi pubblici di tutto il mondo, nonché presentati da importanti riviste come il New York Times, il Wall Street Journal, il New York Magazine e il TIME Magazine.
Le creazioni di Olek esplorano la sessualità, gli ideali femministi e l’evoluzione della comunicazione attraverso forme tridimensionali, colori e dettagli meticolosi e si spingono costantemente ai confini tra moda, artigianato e arte pubblica. L’opera irrompe nella quotidianità, ridisegnando i confini delle cose attraverso la tecnica dell’uncinetto: il filato dona nuovi significati agli oggetti di tutti i giorni, elevandoli verso una dimensione che riscrive il modo in cui viene letta la realtà.
"We dance for laughter, we dance for tears, we dance for madness, we dance for fears, we dance for hopes, we dance for screams, we are the dancers, we create the dreams".Albert Einstein
Pubblicato da Olek su Martedì 17 gennaio 2017
L’artista ricopre oggetti immersi nello spazio urbano, come monumenti, pali segnaletici, panchine, automobili o semafori, che diventano il supporto di veri e propri “graffiti ambientali”; ogni opera ha carattere estemporaneo e vuole suscitare meraviglia nello spettatore.
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Pubblicato da Olek su Venerdì 14 ottobre 2016
Olek ama stupire, poiché ritiene che la sua arte non può essere completa senza la reazione delle persone. Per questo dà vita a capolavori sorprendenti: dai perfomers interamente vestiti di crochet che girano per la metropolitana di New York, alla casa di accoglienza per donne in India ricoperta da fili coloratissimi, per arrivare al toro di Wall Street rivestito all’uncinetto. Nessuno dei suoi gesti artistici rimane inosservato.
Yes, we did it!! Call it a miracle, call it tons of work…. Crocheted homeless shelter in India
Pubblicato da Olek su Giovedì 19 marzo 2015
Pubblicato da Olek su Lunedì 27 dicembre 2010
Se l’ironia è l’ingrediente magico delle sue creazioni, dall’altra il “gioco” di Olek riguarda tematiche attuali e di estrema importanza; le sue installazioni spesso fanno riferimento a critiche politiche e sociali, diritti umani e proteste in difesa dell’ambiente.
Come artista la mia missione è quella di attirare l’attenzione su questioni cruciali: cause umanitarie, diritti delle donne, uguaglianza sessuale, libertà di espressione e ingiustizie. Metto in risalto gli oggetti di tutti i giorni e conferisco loro un significato nuovo e profondo ricoprendoli con l’uncinetto.
Ma l’arte di Olek non si ferma agli ambienti urbani. Nel 2014 l’artista si è armata di muta, bombole e pinne per intervenire anche sulle sculture realizzate da Jason deCaires Taylor all’interno del MUSA, un museo sottomarino situato tra i fondali delle splendide acque della costa messicana. L’obiettivo è stato quello di denunciare la condizione degli oceani, sempre più inquinati e minacciati dai cambiamenti climatici.
#timebomb #extinctionneversleeps original #sculpture #jasondecairestaylor #underwatermuseum #cancun #mexico #olek…
Pubblicato da Olek su Martedì 12 agosto 2014
Lo stato dei nostri oceani è una bomba a orologeria e dobbiamo agire ora se vogliamo salvare i nostri mari
La sua carriera artistica conta più di 30 mostre internazionali, ma Olek ha dimostrato che in qualunque spazio espositivo i suoi ideali rimangono intatti: uno sguardo colorato che intreccia arte e vita, quotidianità ed eccezionalità. Donando agli oggetti una “nuova pelle”, l’artista sprona lo spettatore al cambiamento, dando voce a chi non ce l’ha e difendendo la libertà di espressione.
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